giovedì 18 novembre 2021
L’avvocato di Crasso: dai verbali di Perlasca si evince che il Pontefice testimoniò. Diddi smentisce. Ma i legali di Tirabassi ora lo chiedono
Caso Becciu, difese all'attacco. Il Pg: mai ascoltato Francesco

Reuters

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Continua il ping pong tra accusa e difesa, nel processo vaticano per l’acquisto del palazzo londinese di Sloane Avenue, circa il deposito completo degli atti. Mercoledì la quarta udienza e ancora non si è venuti a capo del busillis. Secondo gli avvocati dei sei imputati rimasti (tra i quali il cardinale Angelo Becciu), il diritto di difesa appare ancora fortemente compromesso, dati i pesanti omissis presenti nel materiale depositato dall’ufficio del promotore di giustizia.

Dunque il processo è da considerare nullo in partenza. Si tratta in particolare di 53 dvd (52 di interrogatori, tra i quali 5 con l’interrogatorio del testimonechiave monsignor Alberto Perlasca, e uno di intercettazioni telefoniche), cui vanno aggiunte le copie forensi delle trascrizioni dei telefonini, laptop e altri device sequestrati nel corso delle indagini.

Si difende il pg Alessandro Diddi sostenendo che gli omissis coprono parti degli interrogatori irrilevanti ai fini del processo o nuovi filoni di indagini che hanno preso il via in seguito ad «altre denunce » sopraggiunte nel corso dell’istruttoria. E questa è in effetti una novità. Il giudice Giuseppe Pignatone (che già aveva disposto il deposito integrale di tutti gli atti entro il 3 novembre scorso, giorno in cui il pg ha in effetti depositato i dvd con gli omissis, e anche questo atto in extremis è stato contestato dalle difese, al pari dell’impossibilità di avere duplicazioni delle copie forensi) si è riservato una decisione nella prossima udienza fissata il 1° dicembre. «Non cominceremo l’esame delle questioni di questo processo finché la difesa non avrà conoscenza completa degli atti», ha promesso il presidente del Tribunale.

La schermaglia ha però fatto emergere anche un altro aspetto. L’avvocato Carlo Panella, difensore di Enrico Crasso, ha fatto ascoltare un passaggio dell’interrogatorio di monsignor Perlasca, in cui a un certo punto il promotore di giustizia interrompe il teste dicendo: «Monsignore, questo che dice non c’entra niente. Noi siamo andati dal Santo Padre e gli abbiamo chiesto ciò che è accaduto». Secondo il legale, se ne deduce che i magistrati vaticani «hanno sentito come testimone il Santo Padre» e di questo «noi non abbiamo nessun verbale». Questo dunque configurerebbe, sempre a giudizio della difesa di Crasso, «la nullità della citazione a giudizio». Diddi però nella sua replica giunta dopo aver ottenuto una pausa nell’udienza di circa un’ora, ha sostenuto: «Questo Ufficio non ha mai sentito a verbale il Santo Padre. Perlasca stava raccontando delle cose e ci sembrava che stesse andando a sbattere contro un muro. Noi avevamo la conoscenza dei fatti, ma soprattutto di quello che il Papa aveva detto in tempi non sospetti».

A tal proposito il pg ha fatto riferimento alle dichiarazioni di Francesco durante la conferenza stampa in aereo il 26 novembre 2019, nel volo di ritorno dal Giappone, quando il Papa spiegò «com’era avvenuto l’inizio di questo procedimento», nato da denunce interne dello Ior e del revisore generale. In pratica, ricordò il Pontefice, «il promotore di giustizia ha studiato la cosa, ha fatto le consultazioni e ha visto che c’era uno squilibrio nel bilancio. Poi ha chiesto a me il permesso di fare le perquisizioni. Ho detto: 'È chiaro questo suo [studio]?' - 'Sì, c’è una presunzione di corruzione e in questi casi io devo fare perquisizioni in questo ufficio, in questo ufficio, in questo ufficio'. E io ho firmato l’autorizzazione». Per cui Diddi ha concluso: «Questo è stato il modo in cui il Papa ci ha veicolato la notizia di reato». E lui lo fece notare a Perlasca nell’interrogatorio: «Guardi che queste cose il Santo Padre ce le ha dette. Non è avvenuto tutto in modo così clandestino».

L’avvocato di Crasso ha a sua volta replicato: «Rivedete il video di Perlasca perché le questioni di cui si parla non sono quelle dette da Diddi». E in serata i legali di Fabrizio Tirabassi, hanno chiesto al Tribunale di valutare l’opportunità di sentire papa Francesco su cosa lui conoscesse della trattativa col broker Gianluigi Torzi sull’acquisto del palazzo di Sloane Avenue a Londra. Infine l’avvocato di Becciu, Fabio Viglione ha chiesto che sia precisata la veste processuale di Perlasca: teste o imputato? Insomma, come ha chiosato lo stesso Pignatone, «ci vuole ancora tempo per cominciare; se potremo cominciare».

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