Il terzo polo oggi sarà in conclave per decidere cosa fare per i ballottaggi. Sotto gli occhi interessati (e preoccupati) dei candidati sindaci rimasti in lizza e dei loro supporter nazionali. Ma sul più in vista dei tre leader, Pier Ferdinando Casini, c’è anche un pressing personale da parte di Berlusconi. Un pressing che preoccupa un po’ Fini e Rutelli, per nulla intenzionati ad andare vestiti di sacco e con il capo coperto di cenere alla Canossa di Arcore. E anche consapevoli che senza l’Udc il terzo polo non potrà mai decollare. Ma il leader centrista li ha rassicurati: «Ho intrapreso questa strada – ha detto loro – e non ho alcuna intenzione di cambiarla, proprio ora che sta dando i suoi frutti». Pino Pisicchio, vicepresidente di Api, si sente tranquillo su questo fronte: «Casini ha già fatto una scelta, quella di non allearsi più con Berlusconi. Non vedo perché dovrebbe tornare indietro su una strada che ha già percorso senza alcun successo». Il copione scritto fin qui durante le consultazioni fra i tre leader (Casini, Fini e Rutelli), prevederà oggi l’ascolto dei candidati sindaci esclusi dal ballottaggio a Milano e Napoli: Manfredi Palmeri e Raimondo Pasquino. E poi, una decisione. Che potrebbe essere immediata, ma che probabilmente sarà differita, con un’operazione di rilancio sul programma. Tre, quattro punti sostanziosi da portare all’attenzione dei competitori del ballottaggio. Con l’intenzione di alzare molto la posta, rendendo difficile se non impossibile l’apparentamento almeno nei casi più spinosi, ovvero proprio Milano e Napoli. Casi spinosi, entrambi. Tant’è che le previsioni a Montecitorio sono a favore della libertà di voto nei capoluoghi lombardo e campano. Nessuno tra i dirigenti del Nuovo Polo vuole confermarlo pubblicamente, anche per non rovinare la giornata di oggi dal punto di vista dell’attesa mediatica per la decisione. Tuttavia, sono in molti a scommettere che tra Moratti e Pisapia da una parte e De Magistris e Lettieri dall’altra non si faranno scelte. A Milano sostenere il sindaco uscente, ragiona un esponente dell’Udc, significherebbe «sostenere Berlusconi. E negare quindi tutto il senso dell’operazione del Nuovo Polo». Ma Pisapia «è troppo a sinistra, non è un moderato alla Enrico Letta». Anche se l’esponente dell’Api, Bruno Tabacci si è speso per l’accordo con la sinistra a condizione che Pisapia indichi Palmeri come presidente del Consiglio comunale. A favore della Moratti c’è un’opzione decisa da parte di Urso e Ronchi, anima moderata di Fli, che paradossalmente finisce per rendere più difficile la scelta di Fini e sodali. Per Napoli, invece, appoggiare Lettieri sarebbe una sconfessione soprattutto per il plenipotenziario di Fli Italo Bocchino che con Cosentino (l’influente e contestato leader del Pdl campano) ha un conto in sospeso da un pezzo. Ma allo stesso tempo Casini e Rutelli hanno una dichiarata e annosa allergia per il giustizialismo dell’Idv e, quindi, ancora di più per quello di De Magistris. Casini, ieri molto loquace (a differenza di Fini, che sembra scomparso), ha confermato ai giornalisti alla Camera di essere oggetto di grandi attenzioni: «Segnali di fumo e di telefono ci sono arrivati da tutti – ha detto – anche dai più impensati. Ma il problema è politico. Noi non facciamo parte della Repubblica dell’arruolamento, per cui chi è stato eletto all’opposizione poi finisce al governo. Le alleanze si decideranno sul territorio con i nostri dirigenti locali. Ma in ogni caso gli elettori sono maggiorenni e vaccinati e ognuno farà la propria scelta sul voto». Una battuta, infine, per chi spinge per l’accordo su Letizia Moratti: «Nemmeno io sono legittimato a parlare per i milanesi e i napoletani, figuriamoci Ronchi e Urso».