Alla prima prova elettorale il Terzo polo fa riaffiorare le divisioni iniziali, soprattutto dentro Futuro e libertà. La miscellanea di tre partiti non sembra riuscita e davanti al magro risultato delle urne (mediamente fra il 5 e il 6%, fatta eccezione per Napoli dove Raimondo Pasquino ha sfiorato il 10% e con il miglior risultato alle provinciali di Gorizia, con il 10,4%) ci si "consola" con la prospettiva, peraltro scontata, di essere l’ago della bilancia nelle realtà dove si andrà al ballottaggio. Poco dopo le 7 della sera è Pier Ferdinando Casini, il volto rabbuiato ma fermo, il primo a materializzarsi davanti alle telecamere nella sede di via Due Macelli, per "giustificare" un esito inferiore alle attese: il leader dell’Udc argomenta che la radicalizzazione dello scontro voluta da Berlusconi ha prodotto «un doppio estremismo», che ha finito col penalizzare la nuova compagine, ma che sancisce pure il declino del berlusconismo.Ora però, nell’ottica dei ballottaggi, Casini avvisa che «sconti non ne facciamo a nessuno». Il Terzo polo, cioè, non porterà la sua per quanto piccola dote agli altri due schieramenti. Ma caso per caso valuterà «se ci sarà omogeneità di programmi e se ci saranno le condizioni politiche». È questa la linea ufficiale dei tre leader, cementata già a urne ancora aperte in un pranzo a Montecitorio, negli uffici del presidente della Camera Gianfranco Fini, assieme appunto a Casini e a Francesco Rutelli (Api). E i tre, annuncia Rutelli, torneranno a vedersi già oggi.D’altronde la consultazione continua è una necessità, a giudicare dal fermento che si agita dietro le quinte. In particolar modo dentro la componente dalla storia più travagliata, cioè Fli. Appena il tempo di far circolare i primissimi dati ufficiali e ci pensano le "colombe" Adolfo Urso e Andrea Ronchi (cioè i due fuoriusciti dal governo Berlusconi) a smuovere le acque chiedendo, di fronte soprattutto alle difficoltà della Moratti a Milano (dove Manfredi Palmeri si attesta al 5,7%), che fra due settimane si converga sui candidati di centrodestra: è un’ipotesi «normale», secondo Urso. Immediato lo
stop del vicepresidente di Fli, Italo Bocchino, che ha rimbrottato i due colleghi di partito: «Non siamo interessati a fare la ruota di scorta al berlusconismo, né la quinta colonna» ai candidati di sinistra. E più tardi ha esplicitamente invitato Ronchi a non disturbare: «Le posizioni sono queste. Se lui vuole, può sempre uscire da Fli». Casini ha liquidato in modo ancor più spiccio la questione: «Mah, io veramente parlo con Fini e Bocchino, non con Ronchi, e vi posso assicurare che con loro siamo in perfetta sintonia».Per spegnere ogni incertezza interna Casini, Fini e Rutelli hanno confermato la linea con una nota congiunta. Dopo aver ricordato l’«affermazione di De Magistris a Napoli e il successo della sinistra più radicale», i tre leader puntano l’accento sul moderatismo affermando che «nessun partito moderato europeo» avrebbe dato alla campagna elettorale quell’«impronta estremista che ha dato Berlusconi» e che ha generato niente altro che «uno scontro fra estremismi». In questo quadro «è evidente che senza il Terzo polo non si governa, non tanto e non solo in termini numerici, quanto e soprattutto in termini politici». Infine, la conferma: «Valuteremo con i nostri candidati sindaci le scelte più appropriate per i ballottaggi, senza scelte pregiudiziali o corsie privilegiate».Sarà fatta, insomma, un’attenta ponderazione in ogni comune. Bocchino non si sbilancia, in relazione alla città principale, Milano: «Noi siamo distinti e distanti tanto da Moratti quanto da Pisapia». Rutelli è lì a confermare: «Saremo l’ago della bilancia». E Roberto Rao, deputato centrista, ha puntualizzato: «Anche per rispetto ai nostri elettori, non vanno fatto scelte affrettate, va analizzato il voto ai nostri candidati e ai partiti e vanno ascoltati i nostri candidati sindaci». Una scelta, quindi, che potrebbe lasciare aperta l’indicazione alla libertà di voto e che servirebbe anche a respingere l’attacco al Terzo Polo mosso in queste ore dal Pdl che, con dichiarazioni di dirigenti di primo piano (Verdini, Frattini, Matteoli), ha tentato di incunearsi nella crepa forse prodotta da Urso e Ronchi, per tentare di indebolire ancora di più la coalizione terzista.C’è, infine, un’ultima chiave di lettura, nel commento al voto del Terzo polo: si sposta l’attenzione sulle future elezioni politiche. Anche qui è Casini a dettare la linea, sostenendo che la media riportata stavolta corrisponde «a un 8-9%» a livello politiche. Anche per Bocchino questo «è un risultato molto importante», anche se «le amministrative non sono la competizione più adatta» a valutare il peso del Terzo polo e di Fli.