martedì 30 marzo 2010
Il leader Udc: «Abbiamo scelto i candidati giusti e cresciamo rispetto alle amministrative. La Lega straripa, e ora presenterà il conto. Che scelta faremo? Con questa destra e con questa sinistra stiamo bene dove stiamo». Buttiglione sulla scelta della Bresso: «L'elettorato non ha capito, abbiamo sottovalutato il pericolo». 
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«Abbiamo sottovalutato la difficoltà a spiegare al nostro elettorato una candidatura come quella di Mercedes Bresso in Piemonte», ammette un Rocco Buttiglione un po’ preoccupato. Sono le 20 in via dei Due Macelli e ancora non si vedono Casini e Cesa, in fibrillazione per i dati a quell’ora ancora in bilico di Lazio e Piemonte. «Non sono bastate evidentemente le assicurazioni – ragiona Buttiglione – che ha offerto al nostro partito la Bresso e nemmeno la generosa disponibilità di un mastino come Teresio Delfino a farsene garante». E dire che il dato elettorale dell’Udc sarebbe di per sé anche incoraggiante, ma rischia di essere pesantemente offuscato dalla sconfitta che ormai si profila nel Piemonte della Bresso su cui l’Udc ha scommesso le sue fiches. Un’intesa che ha fatto discutere, concepita nell’ambito della collocazione anti-Lega in tutto il Nord, che però in Lombardia e Veneto aveva portato a scegliere di andare da soli, nella convinzione che il centrodestra lì avesse già la vittoria in tasca. E a tenere sulle spine i centristi si aggiungeva anche il thrilling nel Lazio, dove invece l’Udc ha scommesso sul centrodestra, contro Emma Bonino.Pier Ferdinando Casini arriva solo alle 20,30, ormai rassegnato all’idea che i due risultati più attesi faranno tribolare ancora. Ma intanto con i giornalisti può esibire il bicchiere già mezzo pieno. «Siamo decisivi ovunque dove abbiamo scelto i candidati migliori, registrando un miglioramento rispetto alle amministrative». Udc attestata «in media intorno al sei per cento – ricorda Roberto Rao – con punte di eccellenza al Sud». In termini percentuali, insomma, il partito tiene, e forse avanza anche di un’incollatura, tenendo conto che il test è privo della roccaforte siciliana, che non è andata al voto. Ma va detto che la conta si potrà fare solo alla fine, e alla luce del vistoso calo dell’affluenza alle urne è probabile che si possa registrare, in valori assoluti, che qualche flessione ha interessato anche (in quota parte) l’elettorato dell’Udc. «Credo anche che la nostra analisi sul bipolarismo si sia dimostrata giusta – rivendica però Casini –, trovando purtroppo conferma: da una parte con l’enorme astensionismo che si è verificato perchè la gente si è disamorata e non è andata a votare dopo una campagna elettorale di questo tipo. La seconda conferma è – spiega ancora – che a destra la Lega straripa con un successo travolgente, cosa che darà vita a un governo sotto l’egemonia del Carroccio. A sinistra ci sono Di Pietro e i grillini che – pronostica – metteranno in crisi il Pd».Ma il nodo si pone già per il dopo. Ed è un nodo non facile da districare per un partito che ha scelto di andare da solo in sei regioni (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbia e Puglia), si è alleato col centrosinistra in altre quattro (Piemonte, Liguria, Marche e Basilicata) e col centrodestra in altre tre (Lazio, Campania e Calabria), «Noi – dice Casini – andremo avanti per la nostra strada perchè questa è solo una tappa. Se si votasse domani con questa destra populista e questa sinistra in difficoltà noi porteremmo avanti il nostro progetto perché il Paese ci chiede coerenza». Da soli, cioè.«In una campagna così difficile, confermiamo, anzi aumentiamo», si consola anche Buttiglione. E nelle sette regioni in cui si è alleata l’Udc contribuisce al successo dei suoi candidati, «ed è decisiva», rivendica Rao. «E se in queste ore in Lazio e Piemonte i candidati che appoggiamo sperano ancora – proseguiva – è proprio grazie al nostro sostegno».È chiaro però che il successo vero dell’Udc dipendeva da quelle due sfide simboliche. Quella in Piemonte, a tarda sera, al contrario del Lazio, era persa. E nel partito c’è ora – soprattutto nell’area buttiglioniana – chi sostiene che sarebbe stato meglio andare da soli, come in Lombardia e Veneto. Scelta peraltro rivelatasi più pagante, con Pezzotta (al 5 per cento, un punto oltre il partito) e De Poli che supera il 6 per cento, mentre l’Udc in Piemonte è ferma intorno al 4. Per il resto buoni risultati al Sud, per l’Udc: in Calabria e Campania oltre il 9 per cento(decisivi per la vittoria di Caldoro), in Basilicata intorno all’8 (nonostante la discesa in campo, in corsa solitaria, di Magdi Cristiano Allam). Meno bene in Puglia. Benino, invece, Paola Binetti, che va oltre il 5 per cento nella difficile Umbria e supera i consensi del partito. Debole, invece, nel Lazio l’Udc che supera di poco il 5 per cento nonostante l’autostrada apertasi dall’assenza della lista del Pdl a Roma.
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