sabato 25 novembre 2017
Presentata la nona edizione dell'iniziativa organizzata dalle associazioni che si battono per la libertà dalle mafie e per un futuro libero per questa terra e l'Italia tutta
La presentazione del «Pacco alla camorra» a Casal di Principe, con Cafiero de Raho (il terzo seduto da sinistra) - Foto Mauro Pagnano

La presentazione del «Pacco alla camorra» a Casal di Principe, con Cafiero de Raho (il terzo seduto da sinistra) - Foto Mauro Pagnano

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«Come è bello vedervi qui in tanti. Per me è come tornare a casa. Ho sempre voluto bene a tutti voi che avete tanto sofferto. Il mio impegno è stato di ridarvi il sorriso. Oggi posso dire che ce l’abbiamo fatta. Ce l’abbiamo fatta a essere liberi». È visibilmente commosso Federico Cafiero de Raho, da pochi giorni procuratore nazionale antimafia. È di nuovo a Casal di Principe, dove ha combattuto a lungo contro la camorra, per poi andare a guidare la procura di Reggio Calabria. Qui ha lasciato un bellissimo ricordo. Lo dimostrano le centinaia di persone accorse per incontrarlo a "Casa don Diana", villa confiscata al clan dei "casalesi" e ora luogo di tante iniziative dell’antimafia sociale che in questi anni ha resistito.

L’occasione è la presentazione di un’iniziativa che le racchiude tutte. È il "Pacco alla camorra" promosso dal Comitato don Diana e da Libera Caserta. Proprio un bel pacco che contiene quindici prodotti di cooperative sociali e associazioni che gestiscono beni confiscati, e di imprenditori antiracket. «È un pacco molto particolare – spiega Valerio Taglione, presidente del Comitato don Diana – perché non è di un’organizzazione, ma mette insieme tante realtà che si danno da fare. È la dimostrazione che le terre di don Diana non sono terre di camorra ma di speranza».

Il pacco alla camorra» Un regalo bello, buono, giusto

Due belle scatole verdi piene di prodotti doppiamente puliti. È "Facciamo un pacco alla camorra", un progetto, giunto alla nona edizione, promosso dal Comitato don Peppe Diana, da Libera Caserta e da Nuova cooperazione organizzata (Nco) e realizzato da cooperative sociali e associazioni che operano sui beni confiscati, e da imprenditori antiracket.

Una bella idea regalo per Natale, che unisce qualità e legalità.

La prima scatola, il "pacco piccolo", del costo di 15 euro, contiene gli elementi di un pranzo di qualità e rafforza la filiera di agricoltura sociale: pasta biologica a marchio Nco prodotta artigianalmente a Gragnano, il paese della pasta, con grano 100% italiano; sugo pronto della tradizione campana a marchio Nco, ricetta esclusiva dello chef Nino Cannavale che da anni collabora al progetto; vino "Vitematta" prodotto secondo i principi dell'agricoltura sociale dalla cooperativa "Eureka".

Il "pacco grande", del costo di 50 euro, quest'anno viene promosso in un'edizione speciale, finalizzata a sostenere le attività di “Casa don Diana”, villa confiscata al clan dei "casalesi" sede di tante iniziative dell'antimafia sociale. Gli utili dell’iniziativa saranno, infatti, destinati al riutilizzo sociale del bene confiscato gestito dal Comitato don Peppe Diana ed intitolato al sacerdote ucciso dalla camorra nel 1994. Il paniere è così composto: barretta di cioccolato fondente puro della cooperativa Davar, bustina di semi per ortaggi della cooperativa Terra Felix, cappellino invernale del maglifico 115Passi, gadget di stoffa di canapa della cooperativa Altri Orizzonti, crema di zucca della cooperativa Un Fiore per la vita, sott'olio bio della cooperstiva Al di là dei sogni, shopper biodegradabili della cooperativa Ventuno, detergente in eco-dosi dell'azienda Cleprin Srl, confettura di cipolle rosse della cooperstiva I Fiori della Mowha, pasta biologica, 100% grano italiano del Consorzio Nco, confettura di ciliege della cooperativa Altereco, passata di pomodoro bio della cooperativa Al di là dei sogni, Vino “Vitematta” della cooperativa Eureka, legumi vari del territorio di Slow Food.

Ricordiamo che le cooperative operano tutte su beni confiscati e si occupano di persone fragili, sole, abbandonate. "Facciamo un pacco alla camorra" è acquistabile attraverso la piattaforma e-commerce www.ncocommercio.com CLICCA QUI

È possibile acquistare il “Pacco” anche nel corso delle iniziative di presentazione organizzate in tutta Italia, promosse attraverso la pagina facebook. Per informazioni il telefono è 081/8926528

Un progetto culturale e di libertà

«Il "pacco" è il paradigma di libertà», sottolinea anche Gianni Solino, referente provinciale di Libera che poi si rivolge a Cafiero de Raho: «Bentornato procuratore. Lei ci ha accompagnato fin dall’inizio. Senza il vostro impegno forse non saremmo qui». Un impegno che viene confermato dal prefetto di Caserta, Raffaele Ruberto. «Qui c’è gente che è stata capace di rialzare la testa e noi siamo vicini a loro». Un impegno preso in una sala stracolma. Sulle pareti le foto di 156 vittime innocenti della camorra e di centinaia di persone che si sono impegnate in questa terra. E che il "pacco" racconta.

«Il nostro è un progetto culturale – spiega Giuliano Ciano, presidente dell’Nco, Nuova cooperazione organizzata –. Ci riappropriamo della nostra terra, della nostra vita, della nostra comunità». Una riflessione che fa anche il procuratore. «Il "pacco" è il segno più forte della sconfitta della camorra. Ed è importante che arrivi in tante case. Le mafie usano dei simboli, noi dobbiamo usare simboli contrari». Poi ricorda gli anni del potere del clan dei "casalesi". «Era mancanza di libertà, abolizione dei valori della Costituzione. Agivano indisturbati. Questo non lo dobbiamo dimenticare per non ricadere negli stessi errori. Sono ancora forti, ma usano la strategia della sommersione». Poi avverte: «C’è chi continua a spendere i soldi del clan. Li dobbiamo prendere, dobbiamo prendere quegli imprenditori che ancora continuano a muoversi. La nostra presa non si molla». Anche perchè ora non c’è più quel silenzio che «è stato il maggior complice di chi ha provocato tante vittime». E ricorda come nel giorno dell’uccisione di don Peppe Diana «non c’era nessuno, mentre oggi siete tantissimi». È ottimista il procuratore. «Sono convinto che le mafie saranno annientate, voi siete la dimostrazione». Poi un abbraccio ad Augusto Di Meo, testimone fondamentale dell’omicidio di don Peppe. E al piccolo Abel, bimbo disabile accolto nella casa famiglia "Compagnia dei felicioni", ospitata in una villa confiscata, e oggi in braccio alla sua mamma adottiva Adriana. Due storie del riscatto di questa terra.

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