sabato 23 febbraio 2013
Tracce di Dna equino trovate in un campione di “Lasagne alla bolognese” prodotte da una ditta di Bologna. E i controlli dei Nas non si fermano: prelevati 292 campioni in tutta italia. Il nutrizionista Giorgio Calabrese avverte: «I cavalli non allevati per la macellazione sono imbottiti di farmaci, di ormoni, di steroidi». Urgente applicare tracciabilità delle carni per evitare di portare ormoni nel piatto.
COMMENTA E CONDIVIDI
Questa mattina l'Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell'Emilia Romagna ha comunicato il riscontro di positività per carni equine, non dichiarate in etichetta, in un campione di lasagne surgelate prelevate dal NAS di Brescia, in applicazione del monitoraggio disposto dal Ministero della Salute, in un supermercato di Brescia. La carne di cavallo è stata trovata in un campione di “Lasagne alla Bolonese” confezionate dalla ditta “Primia” di di San Giovanni in Persiceto (BO). È il primo test in Italia positivo ai controlli. Oltre al ritiro del prodotto è stato disposto il sequestro di 6 tonnellate di macinato e di 2.400 confezioni di "Lasagne alla bolognese" .
L'amministratore della “Primia” ha confermato che l'azienda ha comprato la carne da una azienda del Bergamasco, nella certezza che si trattasse esclusivamente di carne di manzo. «Abbiamo consegnato tutta la regolare documentazione che abbiamo al Nas - ha spiegato l'amministratore - Qui c'è anche l'Asl di San Giovanni in Persiceto, ed ha trovato che è tutto regolare. Martedì ci sono le contro-analisi: se dovessero confermare che c'è carne di cavallo, ci riserviamo di rivalerci sui fornitori». E i controlli delle autorità sanitarie non si fermano. I Nas - si legge in una nota del ministero della Salute- hanno prelevato finora 292 campioni di 121 diverse marche, sia presso gli stabilimenti di produzione, sia nelle piattaforme e catene commerciali di distribuzione, in attuazione del piano ministeriale di controllo su tutto il territorio nazionale. Dissequestrati prodotti NestlèNon è stata rilevata traccia di DNA equino nella carne bovina macinata cotta e surgelata della Nestlè sequestrata il 21 febbraio scorso dai Nas. Lo comunica il Ministero della Salute. Le analisi dell'Istituto zooprofilattico sperimentale di Torino su tutti i campioni di carne prelevati allo stabilimento SAFIM di None (TO) hanno dato esito negativo. I risultati sono stati notificati ufficialmente questa mattina e di conseguenza verrà disposto il dissequestro della carne.Calabrese: il rischio è di portare ormoni nel piattoNon è la carne di cavallo in sè che fa male, ma quello che può contenere in caso provenga da animali non controllati, magari vecchi cavalli da corsa “in pensione” e poi macellati: steroidi, ormoni, farmaci, che finirebbero dritti nel piatto. È l'allarme lanciato dal nutrizionista Giorgio Calabrese, docente di alimentazione e nutrizione umana alla Cattolica di Piacenza, in merito allo scandalo degli alimenti a base di carne di manzo dove sono state trovate tracce di carne equina. «È urgente applicare la tracciabilità di tutte le carni, cavallo compreso», avverte Calabrese.«I cavalli non allevati per la macellazione - spiega l'esperto - sono imbottiti di farmaci, di ormoni, di steroidi. Nelle macellerie equine, di cui in Italia siamo ricchi contrariamente dell'Inghilterra dove non mangiano cavallo, le carni sono controllate e tracciate, ma in questo caso, una gravissima frode alimentare, noi non sappiamo questa carne equina da dove viene, ha fatto troppi passaggi: Romania, Olanda, Portogallo, ancora Olanda, Gran Bretagna... Non sappiamo se questa carne è stata addizionata con sostanze tossiche, e non sappiamo come sono stati allevati gli animali, se erano da macello o da corsa. Il rischio per i consumatori - conclude Calabrese - non è nella carne di cavallo in sè, ma nei mancati controlli. Per questo è fondamentale che tutti gli alimenti siano etichettati e tracciati dall'allevamento degli animali alla nostra tavola». Aduc: fenomeno più diffuso di quanto si pensi«Purtroppo quello che si temeva si è verificato: anche nel nostro Paese la disonestà commerciale di chi indica in etichetta cose diverse da quelle contenute nel prodotto, può essere un fenomeno molto più diffuso di quanto si possa credere». Lo dice in una nota Vincenzo Donvito, presidente Aduc - Associazione diritti utenti e consumatori.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: