venerdì 29 maggio 2020
La senatrice Binetti: sceglierlo come modello sarebbe segno di grande testimonianza
Binetti sulla Giornata dei medici: «Carlo Urbani? È un simbolo»
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La Giornata nazionale dei camici bianchi ottiene il primo via libera. È stato infatti approvato all’unanimità ieri dalla 1ª commissione Affari costituzionali del Senato in sede deliberante il testo del disegno di legge (n. 1795) che la istituisce, e che passa ora all’esame della Camera. «Davvero lieta» si è detta la presidente del Senato Elisabetta Casellati: «Su mia iniziativa, tutte le forze politiche hanno voluto testimoniare la riconoscenza degli italiani alla professionalità, al sacrificio e al coraggio di tutti i medici e di tutto il personale sanitario che hanno lavorato senza sosta e senza orari, per farci uscire dall’emergenza sanitaria». Analoga soddisfazione è stata espressa dai senatori del Pd, Lega e Movimento 5Stelle. Il ddl approvato indica la data del 20 febbraio, giorno dell’individuazione del “paziente 1” a Codogno (Lodi), anche se sul tavolo ci sono anche proposte diverse, a partire dal 29 marzo, anniversario della morte di Carlo Urbani: «Una bellissima figura di medico e di ricercatore, in cui si intrecciano tanti aspetti significativi», osserva la senatrice Paola Binetti (Fi–Udc), medico e neuropsichiatra infantile.


La senatrice di Forza Italia–Udc: «La disponibilità della nostra intelligenza e della nostra volontà dev’essere quella di essere pronti a dare la vita»

Senatrice, che valore ha istituire il Giorno del personale sanitario, medico e infermieristico? Una giornata dedicata a celebrare la dedizione del personale del Servizio sanitario nazionale, dai medici agli infermieri a tutti gli altri operatori, ha il significato di ricordare che la società non sussiste senza la dedizione profonda di un’intera classe di persone che considerano il senso della propria professione – che molte volte coincide anche con il senso della propria vita – in funzione di servizio agli altri. Al di là della retorica è importante sapere che nella società c’è qualcuno che è disposto a dar la vita per noi. Questa dimensione di servizio verso gli altri può portare a dare una testimonianza eroica: può non capitare mai, ma la propensione interiore, la disponibilità della nostra intelligenza e della nostra volontà dev’essere quella di essere pronti a dare la vita.

Tra le opzioni c’è la data, sostenuta anche da Avvenire, di scegliere il giorno della morte di Carlo Urbani. Cosa ne pensa? L’idea di scegliere il 29 marzo, anniversario della morte di Urbani, acquisisce un valore simbolico molto forte, perché dà l’idea che questa giornata non si riferisce a fatti avvenuti una sola volta in questa pandemia, in modo irripetibile, ma fa riferimento a una condizione di rischio che può ripetersi e con cui dobbiamo convivere. Scegliere Carlo Urbani significa tornare indietro di pochi anni e assumere la prospettiva di un testimone che ci dice: quello che è accaduto oggi, era già accaduto ieri e probabilmente accadrà anche domani. Per di più, Carlo Urbani è stato un medico e un ricercatore, e scoprì il virus della Sars: si evidenzia l’attività di assistenza strettamente intrecciata con quella di ricerca. Oltre alla diagnosi, ha anche posto in atto un’autosegregazione quando si è scoperto contagiato. E non dimenticherei il merito di avere ricevuto il premio Nobel per la pace per «Medici senza frontiere» e di averlo investito in campagne di prevenzione nei Paesi poveri.

La giornata servirà anche a rimettere al centro dell’attenzione le esigenze del Servizio sanitario, talvolta subordinate a fattori economici? Se rendiamo onore ai gesti eroici di fronte a eventi inattesi, il significato della giornata è proprio che abitualmente noi dobbiamo lavorare sul piano della prevenzione. E ricordarci che la vita umana non ha prezzo. Quindi bisogna sia offrire strumenti fondamentali, magari piccoli come mascherine e sostanze igienizzanti, ma anche il personale specializzato. Per formare un medico specialista ci vogliono 5 anni dopo la laurea. Se c’è coerenza, occorre anche moltiplicare le borse di studio che oggi mancano per specializzare i medici e trovare le risorse per assumerli. La giornata così non rievoca solo un passato, ma progetta un futuro. Non possiamo solo riempirci gli occhi di commozione per i morti, ma dobbiamo ricordare che tutti possiamo avere bisogno in qualunque momento e il Servizio sanitario va mantenuto nelle migliori condizioni possibili.


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