martedì 9 aprile 2013
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Torna a crescere il numero di persone disperate che bussano alle porte dei Centri d'ascolto Caritas di tutta Italia. «Il dato che emerge – spiega Walter Nanni, responsabile dell'Ufficio studi Caritas – è quello relativo alla grave indigenza, che nel 2012 arriva al 36,3%, mentre nel 2011 era al 26%. Nella precedente rilevazione si osservava la progressiva “normalizzazione sociale” dell’utenza Caritas, oggi invece si rievidenzia la grave marginalità. Il ceto medio è ancora presente ma resta stabile». I​ nuovi dati dei Centri d’ascolto Caritas mostrano nel passaggio dal 2011 al 2012 il riaffacciarsi della grave indigenza e della grave marginalità. Le persone transitate nel 2012 sono aumentate del 19,8% rispetto all'anno precedente (31.335 utenti nel 2011, 39.056 nel 2012). E non sono solo stranieri a chiedere aiuto: un utente su tre è infatti di origine italiana (il 34,7% nel 2012, l'anno precedente gli italiani erano il 28,9%). Nella metà dei casi, chi bussa alle porte dei Centri d'ascolto Caritas è sposato, mentre il 17,9% è senza fissa dimora  (15,6% nel 2011), il 63,8% è disoccupato.Quasi uno su tre ha gravi problemi lavorativi (il 32,9% non ha un lavoro oppure ha un lavoro in nero o pericoloso) il 10,2% vive gravi problemi abitativi (mancanza di casa, sotto sfratto, sovraffollamento, cattive condizioni igieniche). Quattro persone su dieci si sono rivolte alla Caritas per chiedere abiti, cibo  o farmaci. Le tipologie sociali emergenti, a forte rischio di povertà e esclusione sociale sono adulti di età compresa tra 40-50 anni, improvvisamente disoccupati dopo una vita di lavoro regolare; giovani adulti che lavorano sulla base di contratti a tempo determinato, collaborazioni occasionali , lavori stagionali, che cambiano continuamente settore di lavoro e tipo di mansione; piccoli imprenditori che devono fronteggiare bancarotta, fallimenti, difficoltà del mercato, indebitamenti, scivolamento nel credito illegale; immigrati ex-utenti Caritas che tornano in Caritas per chiedere nuovamente aiuto, dopo aver perso il lavoro a causa della crisi ed essere stati assorbiti dal mercato del lavoro nero; anziani che si fanno carico di figli e nipoti disoccupati, attingendo ai propri risparmi, vendendo l’abitazione di proprietà, accendendo finanziamenti a proprio nome.

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