lunedì 20 giugno 2016
Il direttore di Caritas Ventimiglia-Sanremo parla dell'accoglienza nella Chiesa di Sant'Antonio
GIORNATA DEL RIFUGIATO I profughi nel mondo sono 65,3 milioni I Accolti in Vaticano altri 9 profughi siriani
Ventimiglia «CONfine solidale» con i rifugiati
COMMENTA E CONDIVIDI
Cinquecento sono i profughi che vengono ospitati nella Chiesa di Sant'Antonio a Ventimiglia: un'esperienza di accoglienza cominciata, lo scorso 31 maggio, per volontà del vescovo di Ventimiglia-Sanremo Antonio Suetta e resa possibile dalla disponibilità del parroco don Rito Alvarez. E intanto domenica, nella Giornata mondiale del rifugiato, momenti di festa e di gioco si sono alternati a musica e preghiera per commemorare le vittime del deserto e del Mediterraneo, con vescovo Suetta, l'imam di Ventimiglia ed esponenti di altre religioni. Un'occasione per manifestare vicinanza a tutti i nostri ospiti, per informare la cittadinanza e far comprendere, come affermato da Papa Francesco, che i migranti sono «un dono e non un pericolo». Grazie a quest'accoglienza centinaia di persone hanno potuto beneficiare di aiuto, assistenza e di un luogo dove sostare. «Gli spazi, però, - ha spiegato Maurizio Marmo, direttore della Caritas diocesana di Ventimiglia-Sanremo - non sono adeguati al numero di ospiti che abbiamo: alcuni sono costretti a dormire per terra, solo pochi nel piccolo salone, la maggior parte all'aperto nel campetto. In caso di pioggia per fornire un riparo viene aperta anche la chiesa, che si trasforma, senza soluzione di continuità, da luogo di culto a luogo di carità». Nel frattempo, l'auspicio espresso della Caritas di Ventimiglia è che presto le istituzioni riaprano un centro di accoglienza adeguato e dignitoso. Si cerca di sopperire ai disagi materiali grazie alla generosità dei volontari che spontaneamente, o su invito di associazioni e movimenti, stanno dando una bellissima risposta, a partire dai parrocchiani “vicini di casa”. E, oltre alla disponibilità di altre tre parrocchie di Ventimiglia che accolgono le famiglie, ci sono anche due associazioni francesi di ispirazione islamica, “Un geste pour tous” (un gesto per tutti) e “Au coeur de l'espoir” (Al cuore della speranza) che aiutano i volontari alla Chiesa di Sant'Antonio portando la cena dalla “vicina” Nizza. «C'è una Francia che chiude le frontiere e c'è una Francia che, lo dico senza retorica, apre il cuore ai nostri fratelli più in difficoltà. È infatti per il regolamento Dublino e per il rigido controllo effettuato al confine che i migranti sono in difficoltà e che noi viviamo questa situazione, che non possiamo più definire di emergenza dato che dura da più di un anno» ha sottolineato ancora il direttore di Caritas Ventimiglia-Sanremo. Al campo - chiamato “Ventimiglia CONfine solidale” - «stanno passando centinaia di persone (in maggioranze sudanesi ed eritrei) che è difficile inserire in una definizione dato che, pur essendo per la maggior parte già state identificate (anche contro il loro volere), hanno intenzione di oltrepassare la frontiera per andare in Francia o in altri Paesi europei. Sono in transito, non hanno intenzione di chiedere asilo in Italia, rivendicano il diritto di chiederlo altrove. E hanno ragione, non è giusto che un cittadino sudanese che scappa da guerre e violenze del Darfur non abbia la possibilità di presentare una richiesta d'asilo in Gran Bretagna o in Svezia» ha proseguito Maurizio Marmo. In questo momento i Sudanesi non sono neppure tra le nazionalità “ricollocabili”, non rientrano ancora nelle statistiche, oltre la soglia del 75% raggiunta da eritrei e siriani, i quali comunque, date le lentezze e le incertezze del ricollocamento, anche se fermi a Ventimiglia preferiscono non beneficiarne. L'appello rilanciato da Caritas Ventimiglia riguarda la modifica del Regolamento Dublino 3: «Serve al più presto che il Regolamento Dublino 3 venga ulteriormente modificato per andare verso l'“asilo europeo” e soprattutto che si aprano canali di ingresso regolare per sottrarre agli sfruttatori e alla morte migliaia di persone. Altrimenti continueremo come in questi giorni, con la Polizia francese che rimanda indietro mediamente 50 persone al giorno e la Polizia italiana che organizza “trasferimenti” (anche con aerei utilizzati dalle Poste) in altre regioni italiane, dalla Sicilia alle Marche e ultimamente anche in Sardegna (e capita che dopo due o tre giorni alcuni migranti ricompaiano al campo...). Un dispiego di forze, un dispendio di energie e soldi che potrebbero essere meglio impiegati anziché essere destinati al controllo di tutte le persone di colore che sono in viaggio. Non si tratta infatti di pericolosi criminali, ma di rifugiati che cercano di costruirsi un futuro migliore».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: