martedì 28 marzo 2017
Montenegro: «Scarpe sporche per dare alternative». A Castellaneta assemblea dell’organismo pastorale
I rappresentanti delle Caritas diocesane a convegno ieri a Castellaneta

I rappresentanti delle Caritas diocesane a convegno ieri a Castellaneta

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Sessant’anni dopo i trattati di Roma, l’Europa in crisi deve riscoprire lo sviluppo umano integrale. Quello intuito, dieci anni dopo quella data, dalla Populorum progressio di Paolo VI. È la rotta individuata dalle Caritas diocesane, riunite a Castellaneta per il 39° Convegno nazionale. Perché lo sviluppo non umano e non integrale prodotto da questo sistema economico ha provocato disuguaglianze, povertà, ingiustizie. Dentro e fuori l’Unione.

Lo dice con forza il cardinale Francesco Montenegro, presidente di Caritas italiana: «L’Europa minata dalla crisi economica è travolta dall’arrivo di migliaia di profughi. Ma l’Ue non riesce a trovare risposte condivise e finora ha solo prodotto scelte pericolose. Spende energie e risorse per rafforzare risposte militari, misure di repressione e controllo alle frontiere. Tutto questo – sottolinea – mentre si celebrano i 60 anni dalla firma dei trattati di Roma, che rischiano di essere calpestati da politiche e scelte di chiusura, difesa degli interessi particolari, esclusione. È più che mai urgente invertire la rotta e le priorità tra Vangelo e legge, tra uomo e regole dei codici, tra servizio e potere».

Il cardinale parla ai 505 delegati delle 155 Caritas diocesane presenti. E le avverte: «Se ci siamo è perché dobbiamo scandalizzare, attraverso la profezia. Dobbiamo indignarci, sì, perché amiamo. Ma poi – avverte - dobbiamo proporre l’alternativa, con le maniche rimboccate e le scarpe sporche», dice il presidente della Caritas. E introduce don Francesco Soddu, confermato direttore per un altro quinquennio. Don Soddu sottolinea il ruolo pastorale della Caritas: fare solidarietà attraverso il coinvolgimento delle comunità. «Il lavoro che le Caritas cercano di fare – spiega – è quello di non scostarsi mai dal Vangelo vivo, che può anche essere non ben compreso». Anche dal popolo di Dio, che a volte manifesta intolleranze ed egoismi? «Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium avverte: qualsiasi comunità che pretenda di starsene tranquilla, senza occuparsi creativamente e operativamente dei poveri, rischia il disfacimento. La solidarietà è male interpretata e si sbiadisce quando viene pensata come semplice gesto. Invece – ribadisce il direttore – costruisce la comunità, che se non esprime solidarietà rischia di implodere».

E allora «50 anni dopo la Populorum progressio il mondo è cambiato, ma quelle indicazioni sono ancora validissime per le Caritas e la Chiesa stessa». Al convegno delle Caritas diocesane, cui invia il suo saluto il segretario della Cei monsignor Nunzio Galantino, introduce i lavori il 'padrone di casa', il vescovo di Castellaneta Claudio Maniago che sottolinea come il messaggio dell’amare il nemico risuona «quanto mai attuale nel nostro tempo: raramente una società ne ha bisogno come la nostra, per promuovere uno sviluppo integrale dell’uomo». Una società «fondata sulla legge ferrea della competitività, che porta con se, inevitabilmente, la contrapposizione a un altro, sentito come concorrente, anzi, come nemico ». Per questo la sfida evangelica dell’amare il nemico «è tutt’altro che disumana e propone un nuovo umanesimo».

Al Convegno arriva il messaggio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Viviamo una stagione di grandi cambiamenti che offrono straordinarie opportunità», dice, ma «producono gravi fratture. Compito delle forze della solidarietà è ridurre le ingiustizie e ricomporre la comunità, superando egoismi ed esasperati individualismi. Per raggiungere questi traguardi è necessario, accanto alla conoscenza delle opere e delle testimonianze, saper generare valori, far crescere conoscenze, progettare e realizzare modelli di vita e di sviluppo sostenibile. Il rispetto della centralità della persona umana sollecita le istituzioni democratiche a rimuovere gli ostacoli che impediscono le pari opportunità e a sottoporre ad analisi critica gli strumenti di intervento economico e sociale per verificare la loro coerenza». All’assemblea delle Caritas arriva anche la voce degli ultimi in prima persona. Testimonianze toccanti come quella di Ives Sagnet, camerunense, ingegnere delle telecomunicazioni, che per un esame fallito perde la borsa di studio a Torino e va a raccogliere pomodori a Nardò: 3,5 euro per una cassa da 3 quintali: «Ne raccoglievo al massimo quattro al giorno e dalla paga dovevo sottrarre 5 euro per il trasporto e 5 per panino e acqua».

Sarà lui ad animare nel 2011 il primo sciopero dei braccianti che porterà alla legge contro il caporalato. Ma ora, dice, serve una certificazione etica dei prodotti, per responsabilizzare multinazionali e grande distribuzione. E c’è Cosimo Rega, ex camorrista che ha scontato 38 anni della sua condanna all’ergastolo non ostativo, ora scrittore e attore in 'Cesare deve morire' dei fratelli Taviani. Un altro uomo, oggi, che ringrazia la moglie per quel suo amore incrollabile.

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