domenica 15 maggio 2016
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Pozzallo. «La cosa più bella del festival è di essere riusciti a far lavorare le reti con storie molto diverse che ma che si sono ritrovate intorno a un comun denominatore che è quello della tutela dei migranti ». Commenta così, Oliviero Forti, responsabile dell’Ufficio immigrazione di Caritas italiana, la tre giorni del Festival Sabir che si concluderà oggi a Pazzallo, in Sicilia. Promosso da Arci, Caritas, A Buon Diritto, Asgi, Carta di Roma e Acli, l’evento nasce come momento di riflessione sul flusso migratorio: spettacoli, dibattiti, incontri internazionali nei luoghi simboli delle porte d’Europa (la prima edizione del festival si era tenuta a Lampedusa, lo scorso mese di ottobre). La collocazione geografica in Sicilia vuole anche essere un forte richiamo alla responsabilità collettiva per le grandi stragi della migrazione avvenute al largo del Mediterraneo, nel quale hanno perso la vita, solo nel 2015, più di 3500 uomini, donne e bambini. «C’è un lavoro di sensibilità che deve essere fatto, non solo qui a Pozzallo, che vive la preoccupazione e la perplessità che viviamo in tutta Italia, ma anche in ogni altro luogo simbolo rispetto al tema delle migrazioni» conclude Forti. Il festival Sabir chiuderà i battenti oggi con una marcia «contro i muri esterni ed interni alla Ue» ma anche per la chiusura di tutti gli hotspot, per la cancellazione dell’accordo Ue-Turchia e per un’accoglienza dignitosa. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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