venerdì 11 luglio 2014
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La crisi ha raddoppiato il numero dei poveri in Italia: nel 2007, ultimo anno di crescita del Pil, erano 2,4 milioni (il 4,1% della popolazione), mentre nel 2012, secondo gli ultimi dati disponibili, vivevano in povertà assoluta 4,8 milioni di italiani, l'8% del totale. Lo evidenzia la Caritas nel rapporto "Il bilancio della crisi". La povertà non solo è aumentata quantitativamente ma ha anche "allargato i propri confini" toccando segmenti che nel passato erano ritenuti "poco vulnerabili" come "il centro-nord, le famiglie con due figli, i nuclei con capofamiglia di età inferiore a 35 anni, le famiglie con componenti occupati". Prima della crisi (2007) erano invece tra le file dei poveri soprattutto anziani, abitanti del Sud e famiglie numerose. Sulle politiche contro la povertà, è il monito lanciato dalla Caritas il governo Renzi dovrà decidere se avviare un Piano nazionale, continuare ad alimentare il "welfare all'italiana" con la social card oppure spingere il paese verso "scenari da Seconda Repubblica". È forte l'attesa per le scelte dell'esecutivo. Il dossier scende fin nei minimi dettagli degli strumenti messi in campo negli ultimi anni dai diversi governi e rispetto al futuro riesce solo a ipotizzare tre possibili scenari, in attesa che Renzi faccia la sua mossa. "Entro la fine del 2014 si comprenderà l'orientamento del Governo Renzi sulla lotta alla povertà - spiega il rapporto -. Infatti, le azioni che l'esecutivo, con il ministro del Welfare, Poletti, deciderà di intraprendere o quelle che sceglierà di non intraprendere entro la conclusione dell'anno, momento dell'approvazione della Legge di Stabilità, indicheranno la direzione che intende seguire". Fino a quel momento, quindi, si possono fare solo previsioni.

Un piano nazionale contro la povertà. La più ottimistica è quella che il governo decida di implementare un Piano nazionale contro la povertà. Una scelta che avrebbe già pronta una soluzione delineata dall'Alleanza contro la povertà in Italia, promossa dalla stessa Caritas, insieme alle Acli e ad altri soggetti del terzo settore: il Reddito d'inclusione sociale (Reis). Un progetto che potrà diventare realtà "se Renzi e Poletti faranno della lotta alla povertà una priorità politica e decideranno di affrontare questo flagello ripensando le attuali modalità d'intervento". Una misura, quella del Reis, che potrebbe essere introdotta gradualmente andando a colpire in primo luogo la povertà estrema per andare a regime, se introdotto nel corso del prossimo anno, nel 2018. Ipotesi "welfare all'italiana". Welfare fondato su social card. Al più auspicabile degli scenari, la Caritas affianca quello di un "welfare fondato sulla social card", (la tradizionale e non quella sperimentale). Un'ipotesi che, secondo il rapporto, coniuga l'ascesa della povertà tra le priorità politiche alla mancata volontà di realizzare interventi innovativi. "Questo scenario prevedrebbe il trasferimento diretto di un contributo monetario dallo Stato ai cittadini - spiega il rapporto -. Un trasferimento che si andrebbe ad aggiungere ai numerosi già esistenti, rendendo ulteriormente frammentato il quadro". Seppur con un importo maggiorato, da 40 a 80 euro mensili, l'ipotesi di un welfare marchiato "social card" non entusiasma. "Lo si sarebbe potuto anche chiamare, altresì, modello "conservazione del welfare all'italiana" perchè i suoi tratti ripetono quelli che da sempre caratterizzano le risposte nel nostro paese". Lo scenario da Seconda Repubblica. Un'ipotesi che potrebbe realizzarsi qualora il governo decidesse che la lotta alla povertà non è una priorità politica e venisse meno anche la volontà di cercare nuove strade per combatterla. "In tal caso, il governo proseguirà con la sperimentazione del Sia - spiega il rapporto -, lungo il percorso tracciato dal precedente esecutivo, e ne farà l'unico proprio intervento contro l'indigenza. Mancando una scelta politica a favore del contrasto all'esclusione sociale, si lascerà la sperimentazione seguire l'iter già stabilito e spegnersi progressivamente, senza ulteriori azioni in materia". Uno scenario che prendere il nome dalle "numerose analogie con le vicende degli ultimi 20 anni", aggiunge il rapporto, soprattutto se si ritorna indietro al 1997, quando in Italia ci fu una stagione di grande interesse rispetto al tema della povertà che portò negli anni successivi ad avviare diverse sperimentazioni di reddito minimo, sfortunatamente mai andate a regime.

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