martedì 16 giugno 2015
​Don Davanzo: Milano sta rispondendo con grande solidarietà all'ondata di arrivi.
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​Sono "oltre il limite della loro capienza" le strutture delle cooperative legate Caritas ambrosiana che a Milano ospitano i rifugiati, una situazione aggravata dai continui arrivi di profughi in stazione Centrale e dal blocco delle frontiere. "Di fronte a questa tragedia umanitaria a Milano il Comune e la Prefettura hanno messo insieme un sistema di pronta accoglienza che prevede un veloce avvicendamento di ospiti. Ma - ha avvertito il direttore della Caritas don Roberto Davanzo - è chiaro che se il flusso di uscita dai centri si blocca perché le persone vengono respinte alle frontiere si crea un tappo che mette sotto pressione l'intero sistema e rischia di farlo saltare". E quindi, secondo il direttore, o si permette il passaggio dei migranti negli altri Paesi europei o bisogna identificare chi arriva e aumentare i posti per accogliere i richiedenti asilo. I posti sono passati da seimila a 25 mila posti ma si tratta comunque della metà delle richieste di asilo arrivate lo scorso anno. A Casa Suraya (un ex convento che ha preso il nome dalla prima bimba siriana nata a Milano dall'inizio di questa emergenza), nella zona Ovest della città, ci sono 110 ospiti anche se la capienza è di cento. "Preferiremmo non dover arrivare al punto di mettere le brandine anche lungo i corridoi" ha spiegato Annamaria Lodi, la presidente della cooperativa Farsi prossimo. Gli ospiti della struttura arrivati nelle ultime due settimane sono siriani ed eritrei. E "nessuno - si legge in un comunicato della Caritas - desidera rimanere in Italia: solo una mamma con due figli ha dichiarato di voler fare richiesta di asilo". Il blocco delle frontiere ha però fermato molti e diviso famiglie in cui le moglie erano andate avanti con i bambini.    "Malgrado le criticità Milano sta rispondendo in modo adeguato per la dignità dei più poveri e per la sicurezza dei milanesi. Certo - ha osservato Davanzo - lo scontro ideologico che fa dei migranti argomento elettorale molto sensibile indebolisce la capacità di intervento che potrebbe essere più significativa". La speranza del direttore della Caritas ambrosiana è che le parrocchie mettano a disposizione qualche struttura non tanto per la fase di emergenza, quanto per quella successiva, per aiutare chi si fermerà.
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