sabato 3 luglio 2021
Il periodo: settembre 2020-marzo 2021. Erano stati 77mila i beneficiati a marzo-maggio 2020. Con un 36% di «nuovi poveri». Le sfide: lavoro «fragile», casa, giovani, donne, stranieri, educazione
Lavoro «fragile», casa, giovani, donne, stranieri, educazione: ecco le sfide affrontate nelle diocesi. Nella foto: un emporio della solidarietà Caritas in diocesi di Milano

Lavoro «fragile», casa, giovani, donne, stranieri, educazione: ecco le sfide affrontate nelle diocesi. Nella foto: un emporio della solidarietà Caritas in diocesi di Milano - (foto Caritas Ambrosiana)

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Fra settembre 2020 e marzo 2021 la rete delle Caritas lombarde ha accompagnato 78.882 persone. Di queste, il 51% erano donne, gli stranieri il 49,8%. E il 13% «nuovi poveri»: quanti, per la prima volta, hanno sperimentato condizioni tali da costringerli a chiedere aiuto. Quel periodo era stato segnato dalla ripresa dei contagi e dalle conseguenti chiusure regionali – pure la Lombardia era diventata zona rossa – ma anche dall’avvio e dal consolidamento della campagna vaccinale anti Covid. Nel periodo marzo-maggio 2020, quello del primo lockdown e della piena emergenza socio-sanitaria, erano state circa 77mila, invece, le persone aiutate dalle Caritas lombarde. E fra i beneficiati, i nuovi poveri erano stati il 36%: 27.901 persone.
Così emerge dal report «Gli effetti del Coronavirus sulla povertà: il punto di vista delle Caritas lombarde», diffuso venerdì 2 luglio nel giorno in cui i vescovi della regione hanno celebrato nel Duomo di Milano una Messa per i 50 anni della Caritas Italiana. Il report mostra come alle persone che già si rivolgevano alla "rete" lombarda – 1.689 Caritas parrocchiali, 672 centri d’ascolto e una molteplicità di «opere segno» nei territori delle dieci diocesi della regione – si sono aggiunti gli «impoveriti da Covid». Nelle sue pagine si traccia inoltre il profilo della sfida: aiutare quanti sono precipitati nell’indigenza (o vi sono rimasti) a causa dell’impatto socio-economico della pandemia, perché non rimangano intrappolati sotto le «macerie sociali» dell’emergenza Covid. «È in corso una crisi sanitaria, economica e sociale di cui è difficile prevedere la fine», scrive nell’introduzione Luciano Gualzetti, delegato regionale Caritas. Il rischio è produrre «fratture insanabili». Ancor più con la fine del blocco dei licenziamenti. E la prospettiva di una ripresa economica che rischia di lasciare indietro i più "fragili".
«La pandemia, da un lato, ha fatto emergere l’estrema fragilità di un sistema sociale che», anche nella Lombardia locomotiva d’Italia, «permette al suo interno la presenza di sacche così vaste di lavoro sommerso, in cui lavoratori privi di qualsiasi forma di tutela rischiano in tempi brevi di trovarsi» ad «aver bisogno di rivolgersi alle reti Caritas per poter andare avanti; dall’altro – prosegue il report – la crisi seguita al Covid-19 ha anche messo in evidenza i ritardi e le difficoltà del governo nell’erogare in tempi ragionevoli sia le indennità di cassa integrazione legittimamente spettanti ai lavoratori in regola, sia le misure di sostegno al reddito riconosciute a chi ne aveva fatto richiesta». La crisi, dunque, non ha risparmiato nessuno: chi vive di lavoro nero spazzato via dal primo lockdown, chi di contratti a termine mai più rinnovati, ma anche chi attendeva di ricevere la cassa integrazione o il Reddito di cittadinanza. Per non parlare dei piccoli imprenditori, dei commercianti, degli artigiani, che – riconosce il report – la rete Caritas fa più fatica a "intercettare". E qui si tocca il dramma dei sovra-indebitati (20mila in Lombardia, 90mila in Italia prima della crisi) che rappresentano le vittime ideali dell’usura.
I settori più penalizzati? La ristorazione, in primis. Ma anche gli esercizi commerciali, il turismo, il fitness. Nove diocesi su 10 hanno segnalato l’aggravarsi delle difficoltà abitative delle famiglie e delle condizioni occupazionali dei giovani; otto, le difficoltà lavorative delle donne e la povertà educativa che – assieme al disagio psico-sociale delle nuove generazioni – è fra le «novità» più drammatiche della pandemia. Il report denuncia anche «l’amplificarsi della questione carceraria». Guardando alle pagine dedicate al primo lockdown, ecco imporsi, con le difficoltà economiche (perdita di lavoro e reddito, fatica a pagare affitti e mutui), le difficoltà scolastiche, quelle psicologico-relazionali (con solitudine e depressione in aumento), l’aumento delle difficoltà per le persone disabili e le loro famiglie.
In questo scenario le Caritas lombarde hanno saputo reagire. Con i loro 14.163 volontari (fra cui 2.827 over 65 che si sono dovuti fermare per ragioni di sicurezza sanitaria, e 312 nuove leve under 34) hanno adeguato servizi e risposte a questo tempo d’emergenza. Tutte e 10 le diocesi, ad esempio, hanno rimodulato i servizi per le persone senza dimora. In 9 diocesi sono nati fondi per dare sostegno economico alle famiglie in difficoltà; in 6 diocesi sono stati avviati progetti per sostenere l’acquisto di device per gli studenti e interventi specifici sul fronte del lavoro; in 3 diocesi è partito un fondo di sostegno alle piccole imprese. Molte azioni sono state attivate in collaborazione con altri attori del territorio, dai Comuni alle associazioni alla Protezione civile.

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