venerdì 24 luglio 2015
​Da 11 milioni erogati nel 2011 a 22 nel 2014: i fondi Cei dell'8x1000 alle diocesi per servizi agli ultimi e per spesa, affitti e bollette delle famiglie impoverite.
COMMENTA E CONDIVIDI
Dalle diocesi alla Cei, crescono le richieste di aiuto dei territori colpiti dalla crisi. E Caritas italiana raddoppia lo sforzo per gestire e analizzare i progetti locali da proporre alla presidenza della Conferenza episcopale. Due le linee di finanziamento con fondi dell’8xmille: servizi di carità strutturali come mense, ambulatori, servizi per tutti gli utenti. Più, da circa tre anni, una risorsa aggiuntiva crescente per iniziative anticrisi per le famiglie italiane impoverite: spesa, bollette, affitti, medicine. L’anno scorso sono stati erogati complessivamente 21 milioni 888mila euro, nel 2011 erano stati 11 milioni 151 mila.  L’incontro ieri alla Caritas italiana per i rappresentanti delle Caritas diocesane è servito a dare criteri uniformi per la presentazione dei progetti che, una volta approvati, vengono sottoposti alla presidenza Cei. Don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana, spiega il senso dell’appuntamento: «Questi nostri incontri con le Caritas diocesane, e ce ne saranno altri due a settembre e a ottobre, servono a ribadire l’intento della Chiesa italiana di favorire una corretta gestione dei progetti di 8xmille Italia». Don Soddu sottolinea l’importanza di «tenere in piena considerazione il territorio in cui il progetto si innesta. Non tanto per opere buone fini a se stesse, ma per azioni che animano la comunità, soggetto primo e ultimo di tutta l’azione». Per il direttore di Caritas italiana «è questo lo stile che deve entrare nella penna del progettista, in modo che possa passare nel cuore delle iniziative e arrivare a noi rendendo rapido l’accoglimento del progetto e l’erogazione del contributo. Perché ne beneficino i poveri». Monica Tola, dell’Area nazionale di Caritas italiana, spiega che «assieme all’illustrazione dei criteri c’è la volontà di dare un orientamento nazionale, per evitare che uno spezzettamento degli interventi». Ai rappresentanti delle diocesi sono stati illustrati i criteri per la richiesta di rimborso. «Ulteriori risorse sono finalizzate a risposte concrete alle famiglie che sempre più numerose si vanno impoverendo»: contributi per acquisto di generi alimentari, vestiario, prodotti per l’igiene personale, sostegno all’abitazione (affitti, mutui, utenze), spese sanitarie, istruzione, trasporti pubblici. I rimborsi sono erogati anche in base al numero degli abitanti: 10% il cofinanziamento delle diocesi fino a 250 mila abitanti, 20% fino a 800 mila, 30% oltre. L’altro criterio è un indice di 'sofferenza territoriale' calcolato in base a dati Istat, diverso per Calabria o Trentino.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: