venerdì 13 novembre 2015
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«Se fossi venuto qua 30 anni fa, avrei avuto un diverso coinvolgimento. Apprezzavo chi faceva della solidarietà, ma nella nostra gerarchia di valori consideravamo la carità marginale. Allora dovevamo mirare all’uguaglianza. Poi ho appreso che questa assolutizzazione dell’eguaglianza era destinata a fallire senza la solidarietà. E ora credo di aver imparato che anche la carità è arricchente e va allineata sullo stesso piano. Oggi so che ogni operazione che prescindesse da una delle tre parole farebbe un cattivo compito». Scendono come un balsamo sul cuore le parole che Fausto Bertinotti, una vita da comunista e sindacalista, ex presidente della Camera, offre alla platea milanese di 'Condividere i bisogni per condividere il senso della vita', incontro pubblico nel quale si presenta la 19esima Giornata nazionale della Colletta Alimentare per il 28 novembre. Poco prima Andrea Giussani, presidente della Fondazione Banco Alimentare, aveva ricordato i numeri, espliciti: «Ormai aderiscono 5 milioni e mezzo di donatori e 135mila volontari, che anche questa volta in oltre 11.000 supermercati inviteranno a donare alimenti a lunga conservazione per poi distribuirli a 8.100 strutture caritative. Così aiutiamo circa 1.560.000 persone bisognose in Italia, di cui quasi 135.000 bambini. Ma lungo l’anno il Banco recupera 75.000 tonnellate di cibo». Numeri «francamente straordinari» che colpiscono Bertinotti e non solo.«Era il 2000 quando valutammo il progetto – spiega Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo – e da quell’incontro è nata una consuetudine. So bene che siamo un popolo solidale, e voi – dice ai responsabili del Banco Alimentare – a questa caratteristica avete dato l’opportunità per esprimersi. Ecco spiegata l’esplosione di numeri altrimenti incomprensibili, specie in momenti di crisi. Non scordiamo che in Italia ci sono un milione e 800mila bambini che soffrono la fame». L’idea era quasi banale, sorride don Juliàn Carròn, presidente di Cl, si invitava la gente a fare la spesa e riempire un sacchetto per i poveri. «Il gesto era banale, ma stava lì in agguato, pronto a risvegliare questa umanità che si voleva esprimere. Don Giussani e Danilo Fossati, l’imprenditore che fondò il Banco, ebbero l’intuizione geniale. Se non fosse stato un gesto così semplice, non avrebbe avuto tanto successo». È ciò che Francesco lo scorso 3 ottobre disse alle migliaia di volontari in udienza, come riporta Giorgio Paolucci nel suo libro Se offrirai il tuo pane all’affamato (Ed. Guerini e Associati), scritto per i 25 anni della Fondazione Banco Alimentare: «Condividere ciò che abbiamo ci educa a quella carità che è un dono traboccante di passione per i poveri. Non dimenticate che sono persone, non numeri. Tenendo presente questo, saprete guardarli negli occhi…». Bertinotti quel giorno non c’era, ma conclude così: «Vedo la carità come la possibilità di incrociare lo sguardo con il povero, e in questo sguardo c’è uno specchio che rimanda a me…». Guzzetti dal mondo delle banche, Bertinotti dal sindacalismo comunista, don Carròn dal Vangelo. Tre uomini diversi, eppure attratti, ognuno a modo suo, verso lo stesso centro che è l’umano.
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