venerdì 16 marzo 2018
Il testo dovrà tornare all'esame delle Commissioni in Parlamento. Orlando (Giustizia): non è uno svuotacarceri, con pene alternative recidiva crolla dal 60 al 19% e all'1% per chi lavora.
Il ministro Orlando davanti a Palazzo Chigi al termine del consiglio dei ministri

Il ministro Orlando davanti a Palazzo Chigi al termine del consiglio dei ministri

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Via libera del Consiglio dei ministri alla riforma dell'ordinamento penitenziario che allargherà la possibilità di accedere alla misure alternative al carcere per i detenuti. Lo ha annunciato il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Il testo ora dovrà tornare alle commissioni parlamentari per l'ultimo vaglio. A fine febbraio il governo aveva varato in via preliminare i primi tre decreti attuativi di riforma dell'ordinamento penitenziario, quelli su lavoro, giustizia minorile e giustizia riparativa. Proprio per il completamento della riforma dieci giorni fa giuristi e associazioni avevano sottoscritto un appello al governo.

La riforma dell'ordinamento penitenziario, ha spiegato il ministro Orlando, «serve ad abbattere la recidiva. Attualmente vengono spesi ogni anno quasi 3 miliardi di euro per l'esecuzione penale, eppure abbiamo il tasso di recidiva più alto d'Europa». Dalle statistiche, infatti, di cui il ministero della Giustizia ha tenuto conto nell'elaborazione della riforma, emerge che per chi espia la pena in carcere vi è recidiva nel 60,4% dei casi, mentre per coloro che hanno fruito di misure alternative alla detenzione il tasso di recidiva è del 19%, ridotto all'1% per quelli che sono stati inseriti nel circuito produttivo.

Rafforzare le misure alternative al carcere, ponendo al centro il percorso riabilitativo del detenuto - tranne per chi si è macchiato di delitti di mafia e terrorismo - con il vaglio, caso per caso, della magistratura di sorveglianza, con l'obiettivo di abbattere il tasso di recidiva. È il punto centrale della riforma dell'ordinamento penitenziario, basata sui lavori degli Stati generali per l'esecuzione penale voluti dal Guardasigilli Andrea Orlando e conclusi nell'aprile 2016.

«Questo non è un provvedimento salva-ladri, uno svuota-carceri: da domani non ci sarà nessun ladro in più in giro»., ha ribadito il ministro della Giustizia dopo il Consiglio dei ministri che ha dato il via libera alla riforma dell'ordinamento penitenziario. «Qualcuno - ha aggiunto - tenterà di cavalcare queste paure. Ma da domani non uscirà nessuno dal carcere, da domani un giudice potrà valutare il comportamento del detenuto e ammetterlo a misure che gli consentono di restituire qualcosa di quello che ha tolto alla società».

Il testo sull'ordinamento penitenziario «potrebbe passare ora alla commissione speciale», ha spiegato Andrea Orlando, specificando che «questa è una valutazione che sarà fatta dai Rapporti con il Parlamento». In attesa che si costituisca una maggioranza in grado di dare vita alle commissioni parlamentari di merito una delle ipotesi, per avviare rapidamente i lavori delle Camere, è quella infatti di istituire due commissioni speciali, una per ciascun ramo del Parlamento, con il compito di esaminare i provvedimenti urgenti. Già in avvio della precedente Legislatura, nel 2013, è stata questa la strada individuata per l'esame del Documento di economia e Finanza. E l'ipotesi è tornata in auge proprio in vista dell'esame del Def, che il governo dovrebbe presentare entro il 10 aprile.

Il nuovo via libera del Consiglio dei ministri alla riforma dell'ordinamento penitenziario «è sicuramente una buona notizia, ma c'è
ancora da fare pressione
e da non allentare la tensione poichè, in questa fase post-elettorale, i tempi potrebbero dilatarsi e la delega decadere. C'è infatti tempo fino ad inizio luglio per approvarla», ha dichiarato il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella. La pensa diversamente
il segretario della Lega Matteo Salvini: «Vergogna, un governo bocciato dagli italiani approva l'ennesimo salva ladri. Appena al governo cancelleremo questa follia nel nome della certezza della pena: chi sbaglia paga!». «Ancora una volta l'arroganza del Pd produce l'ennesimo atto scellerato - tuona il senatore forzista Maurizio Gasparri - contro gli agenti che lavorano nelle carceri e a favore di chi invece ha commesso reati ed è in carcere per scontare la propria pena».

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