venerdì 12 febbraio 2010
In soli 15 mesi i detenuti reclusi da 56mila sono passati a 66mila. I dati sono quelli ufficiali diffusi dal Dipartimento Amministrazione Penitenziaria. In soli 12 mesi la metà del lavoro previsto dal "Piano carceri", 750 milioni di euro, risulterebbe praticamente spesa per non risolvere affatto il problema.
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Spazi sempre più stretti e condizioni di vita ancora più difficili. L’asticella dell’intolleranza della vita in cella sale ancora più in alto, superando quota 66mila. Al 12 febbraio, le persone detenute all’interno delle carceri italiane erano 66.161, stipate in spazi pensati per accogliere poco più di 44mila persone. Spazi che, con un po’ di "elasticità", possono accoglierne al massimo circa 64mila. Oggi siamo oltre il tollerabile. La denuncia arriva dal centro studi "Ristretti Orizzonti" del carcere di Padova: «In 15 mesi i detenuti sono aumentati di 10mila unità», commentano i ricercatori del Due Palazzi. Ma il dato più impressionante, osservando i dati del Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria, è dato dai 30.111 detenuti ancora in attesa di giudizio (poco più del 40% del totale). Una quota che nel Lazio schizza addirittura al 50%, denuncia il Garante dei diritti dei detenuti, Angiolo Marroni. All’8 febbraio, i reclusi negli istituti laziali erano 5.882 (1.284 in più rispetto alla capienza regolamentare). Fra questi, quelli in attesa di sentenza definitiva erano 2.942.«Oggi è record nazionale - attacca Luigi Manconi, presidente dell’associazione "A buon diritto" e già sottosegretario alla Giustizia-. E ciò si deve all’attività indefessa e allo spirito di abnegazione del ministro Alfano e del capo del Dap Franco Ionta, ai quali va il pensiero grato dei detenuti, degli agenti di polizia penitenziaria e di tutto il personale che il sovraffollamento costringe a condizioni di vita e di lavoro intollerabili».Un’impennata che, di fatto, annulla buona parte dei benefici che verrebbero portati dal "Piano straordinario per l’edilizia penitenziaria" che prevede la costruzione di nuove carceri e l’ampliamento di quelle esistenti. «Metà del 20mila posti previsti da Ionta sono, di fatto già occupati», commenta Francesco Morelli di "Ristretti Orizzonti". Quando nel novembre 2008 si iniziò a parlare di "Piano carcere", i detenuti presenti erano circa 56mila; i 20mila nuovi posti avrebbero permesso di ritornare a un indice di affollamento in regola con le normative vigenti, portando la capienza regolamentare a circa 64 mila unità. «In soli dodici mesi - contestano da "Ristretti Orizzonti" - metà del lavoro previsto dal Piano carcere, 750 milioni di euro, risulterebbe praticamente spesa per non risolvere affatto la situazione». «I problemi della giustizia non sono le poche carceri o la lentezza dei processi - commenta il garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni -. Il nodo è una legislazione che punisce ogni reato con il carcere. Ciò che serve è un cambiamento di rotta, soprattutto a livello politico».Gli ingressi aumentano costantemente, mentre la concessione di misure alternative è quasi azzerata. Se i tassi di crescita della popolazione detenuta non cambieranno, denunciano da Ristretti Orizzonti, tra un anno l’intero progetto sarà annullato: «Un miliardo e 500 milioni di euro sborsati per ritrovarci al punto di partenza».Ma il piano carceri torna al centro del dibattito anche per il suo legame con il disegno di legge sulla "Protezione civile SPA". All’interno del testo, infatti, è stato inserito un emendamento che assegna al direttore del Dap, Franco Ionta, poteri speciali per le carceri. «In quell’emendamento - osserva Patrizio Gonnella, presidente di "Antigone" - si assegnano a Ionta poteri straordinari in termini di velocizzazione delle procedure di gara e secretazione delle gare stesse, per accellerare la costruzione di nuovi penitenziari». In altre parole: niente gare d’appalto e libertà assoluta nella scelta dei committenti. «Un rischio da scongiurare assolutamente», conclude Gonnella, ricordando la vicenda delle carceri d’oro.
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