martedì 12 gennaio 2010
Il governo promuove il piano del ministro della Giustizia, Angelino Alfano, per le carceri. Dichiarato lo stato di emergenza. Si profila un aumento dei posti (80mila), dell'organico penitenziario (2mila unità) e anche una riforma del sistemza sanzionatorio, con la possibilità per i detenuti con un residuo di pena di un anno di andare agli arresti domiciliari.
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Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al piano carceri e alla dichiarazione dello stato di emergenza nei sovraffollati penitenziari italiani (64.990 detenuti, a ieri, contro una capienza regolamentare di 44.066 posti). Il piano predisposto dal ministro della Giustizia Angelino Alfano prevede: lavori di edilizia penitenziaria con la costruzione di nuovi istituti e nuovi padiglioni per portare la capienza a 80mila posti; detenzione domiciliare ai condannati per reati non gravi ai quali resta da espiare un anno; assunzione di duemila agenti penitenziari."Ci saranno delle riforme di accompagnamento che atterranno il sistema sanzionatorio e che riguarderanno coloro che devono scontare un piccolo residuo di pena", ha spiegato Alfano.Misura, questa, che dovrebbe riferirsi alla possibilità per i detenuti con un residuo di pena di un anno di andare agli arresti domiciliari. Infine, il Guardasigilli ha annunciato un aumento di organico "oltre duemila unità" della polizia penitenziaria. Richiesto lo stato di emergenza. Il governo, ha ricordato, ha "realizzato in 18-20 mesi con grandi sforzi 1.600 nuovi posti, nei dieci anni precedenti ne erano stati costruiti circa 1.600". Ma questo non basta. "Il governo ritiene assolutamente grave la situazione nelle carceri italiane", ha spiegato Alfano. Da qui la decisione di chiedere lo stato d'emergenza, "per intervenire con la dovuta immeditezza, urgenza ed efficacia". Per il Guardasigilli, "la situazione delle carceri non è solamente un indice statistico, ma anche e soprattutto nel nostro e in tutti i paesi democratici la cifra che ne segnala la civiltà democratica", ha insistito. Ecco perchè serve "una risposta organica" e "dobbiamo immaginare una strada diversa rispetto a quella percorsa in questi 60 anni di storia repubblicana che ha sempre fatto i conti con l'emergenza nelle carceri, con il sovraffollamento indivudando sempre la stessa risposta: provvedimenti di amnistia e indulto. Trenta nei 60 anni di storia repubblicana", ha ricordato.«L'Europa sia coinvolta». Ora, quindi, "l'intero parlamento insieme al governo è chiamato a un bivio: se percorrere nuovamente la strada di questi 60 anni, sapendo che un provvedimento attenuerebbe il fenomeno ma all'inzio del 2012 saremmo nelle stesse condizioni".Oppure, e questa è la via indicata da Alfano, "avviare strada diversa, una politica che valorizzi il sistema sanzionatorio alternativo alla detenzione, che restituisca dignità al detenuto anche attraverso il lavoro nelle carceri". Alfano poi ha sottolineato l'importanza di una strategia che coinvolga la comunità internazionale, visto che il 37 per cento dei detenuti nelle carceri italiane è straniero. "Il detenuto in Italia ha già fatto pagare un costo nel giusto processo e dunque almeno il vitto e l'alloggio li può andare a scontare in patria", ha sottolineato, per questo "ho lanciato il tema di una competenza europea in materia di istituti didetenzione".E per questo, ha riferito, "nel mio primo incontro con i parlamentari europei di tutti i partiti chiesto una risoluzione al parlamento europeo che tenesse conto di questo presupposto". Ora, ha proseguito, "registro con soddisfazione che il parlamento europeo ha approvato una risoluzione che prevede l'intervento dell'Europa in materia carceraria". Non solo. "Nel programma di Stoccolma è stato inserito il tema delle carceri".
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