lunedì 30 agosto 2010
Sovraffollamento, fatiscenza, sofferenza. E nessuno investe sulle pene alternative. Nel nostro Paese gli istituti potrebbero ospitare al massimo 47mila detenuti, ma si sfiora quota 68mila. E sul «piano» annunciato 18 mesi fa è buio fitto.
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«Le carceri italiane sono fuori dalla costituzione». Che ad affermarlo sia il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, fa ben capire la gravità della situazione in cui si trovano i penitenziari italiani. Il sovraffollamento resta il dato più impressionante: 68mila persone stipate in spazi pensati per contenerne poco più di 47mila (la cosiddetta capienza regolamentare). In teoria, mettendo letti a castello al posto delle brande, si può arrivare a comprimere nelle celle ben 67.707 persone. Oltre a pregiudicare la vivibilità delle carceri, il sovraffollamento ha gravi ripercussioni anche sulla salute dei detenuti (la promiscuità favorisce il diffondersi di malattie), sulla possibilità di accedere ai colloqui con psicologi e volontari. Persino sulla possibilità di lavorare come scopino o portavitto alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria: aumenta il numero di richiedenti e i turni diminuiscono.E di carcere si può anche morire. Nei primi otto mesi del 2010 ben 42 detenuti si sono tolti la vita: 36 si sono impiccati, cinque hanno inalato gas, uno è morto tagliandosi la gola. Lo scorso anno (che pure fece registrare il numero più alto di suicidi mai registrato nella storia della Repubblica, con 71 episodi, ndr) i suicidi registrati a fine agosto erano 37, secondo quanto riportato dal dossier “Morire di carcere” di Ristretti orizzonti. Cinque in meno rispetto al 2010.Cosa fare per affrontare questa situazione? Il 13 gennaio è stato dichiarato «lo stato d’emergenza conseguente all’eccessivo affollamento degli istituti penitenziari presenti sul territorio nazionale». Pilastro portante degli interventi previsti dal governo, il “Piano straordinario per l’edilizia penitenziaria”, meglio noto come “Piano carceri” che prevede la realizzazione di nuovi penitenziari e l’ampliamento di molte strutture già esistenti per la creazione di 20mila nuovi posti. Costo dell’operazione: un miliardo e mezzo di euro. Il piano venne annunciato nel gennaio 2009 (quando i detenuti presenti erano circa 58mila, cioè 14mila in più rispetto alla capienza regolamentare) ma, a oggi, non sono stati compiuti passi avanti significativi per la costruzione di nuovi penitenziari.Altro nodo critico, la carenza di personale di polizia penitenziaria: in base alle stime elaborate dai vari sindacati di categoria, gli organici sono sotto dimensionati di circa 6mila unità. Il che rende difficile la gestione delle carceri (spesso un solo agente deve sorvegliare un’intera sezione), comporta turni massacranti e si ripercuote, ancora una volta, sulla vivibilità dei penitenziari.Una macchina, peraltro, estremamente costosa: la spesa media giornaliera pro capite per ogni detenuto è di 113 euro. Nel dettaglio, 95,34 euro (pari all’85% del totale) servono per pagare il personale; 7,36 euro sono spesi per il cibo, l’igiene, l’assistenza e l’istruzione dei detenuti; 5,60 euro per la manutenzione delle carceri; 4,74 euro per il funzionamento delle strutture (elettricità, acqua, etc.). Irrisorie le cifre spese per il "trattamento della personalità ed assistenza psicologica" (otto centesimi al giorno), mentre per le "attività scolastiche, culturali, ricreative, sportive", vengono spesi 11 centesimi al giorno per ogni detenuto.
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