venerdì 26 giugno 2020
Carceri da guarire (oltre il Covid): da inizio pandemia, a fronte di 7.188 tamponi, 284 reclusi e 51 agenti contagiati.
 Il Garante dei detenuti: modificare i decreti sicurezza

Ansa Archivio

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Il ciclone Covid-19, al momento, pare essersi abbattuto sul pianeta carcere con minor intensità di quella temuta. Dall’inizio della pandemia, a fronte di 7.188 tamponi eseguiti, i detenuti contagiati dal coronavirus risultano 284, di cui 33 «esterni » ricoverati in ospedale. Gli agenti penitenziari positivi ammontano, invece, a 51. Sono dati inediti, aggiornati al 18 giugno, contenuti nella Relazione al Parlamento del Garante nazionale per i detenuti e le persone private della libertà, che verrà presentata oggi e di cui Avvenire è in grado di anticipare i contenuti. Tra il marzo del 2019 e i primi mesi del 2020, i componenti del collegio del Garante (Mauro Palma, presidente, Emilia Rossi e Daniela de Robert) hanno visitato 70 luoghi di privazione della libertà in 15 Regioni (carceri, istituti minorili, residenze per anziani e Rems, Cpr e hotspot per migranti, servizi ospedalieri psichiatrici) e hanno monitorato 46 voli di rimpatrio forzato. Nelle Rsa, in particolare, l’Istituto superiore di sanità ha condotto una ricerca a cui ha collaborato il Garante, facendo luce sulla «gravità delle conseguenze della diffusione del virus in queste strutture».




L’anticipazione ad Avvenire: dall’inizio della pandemia, a fronte di 7.188 tamponi, i detenuti contagiati sono 284, gli agenti penitenziari 51. Ma restano i problemi di sempre

Morti e proteste. Le proteste in carcere hanno causato la morte di 14 detenuti. Il Garante si è presentato come parte offesa nei procedimenti sulle cause dei decessi. Attualmente, si legge nella Relazione, nei penitenziari si trovano 53.559 reclusi, 7mila in meno di febbraio, per via delle misure alternative disposte durante la pandemia.

Torture e suicidi. Tre procure (Napoli, Siena e Torino) hanno aperto inchieste «ravvisando il delitto di tortura in atti di violenza e di minaccia compiuti da operatori della Polizia penitenziaria» su detenuti. Preccupa la salute mentale dei reclusi. I 53 suicidi nel 2019 e l’aumento di episodi di autolesionismo e atti aggressivi «indicano un progressivo incremento del disagio generale».

«Modificare i decreti sicurezza». Nel 2019, nei Centri di permanenza per i rimpatri, su 6.172 persone trattenute solo 2.992 sono state rimpatriate. Inoltre, in 1.775 casi la loro privazione della libertà non è stata confermata dall’Autorità giudiziaria. Quest’anno i rimpatri forzati sono stati sospesi dall’Ue durante l’emergenza e ripresi solo da poco. Nei 9 Cpr al momento ci sono 400 persone, su 600 posti, e non c’è stato un problema di contagio (solo 3 casi, immediatamente isolati). Mentre prosegue il dibattito politico nella maggioranza, il Garante torna a chiedere che governo e Parlamento si adoperino per «la più volte annunciata revisione dei cosiddetti decreti sicurezza », peraltro incompatibili «in caso di navi impegnate nel soccorso in mare, con gli obblighi internazionali».


Pochi i contagi, ma le torture preoccupano. Il Garante: cambiare i decreti sicurezza

Palma avverte: «Senza un passo indietro del legislatore e un ripensamento globale delle politiche di gestione delle frontiere, il Mediterraneo rischia tuttora di rimanere teatro di violazioni». La relazione sottolinea «l’inconciliabile contrapposizione logica tra la previsione di un’area di ricerca e soccorso (Sar) di competenza libica e l’impossibilità di ritenere la Libia un place of safety, cosa di cui nessuno può dubitare».

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