sabato 14 agosto 2010
Dall'Ucciardone a Regina Coeli, i deficit strutturali dovrebbero sollecitare gli onorevoli all'azione. Sono 68mila i reclusi in strutture che potrebbero contenerne 45mila. Già 41 i suicidi nel 2010.
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In Sardegna manca perfino la carta igienica e in Sicilia è un miraggio avere l’acqua calda. Una situazione che peggiora di anno in anno e rischia di diventare una «miscela esplosiva». Sovraffollamento, pochi agenti di custodia, condizioni igieniche carenti per l’esercito dei 68mila carcerati italiani, in strutture che potrebbero contenerne 45mila. Stavolta, comunque, nella mobilitazione ferragostana della politica è l’evidenza a mettere tutti d’accordo.La seconda edizione dell’iniziativa lanciata dai Radicali, a cui hanno aderito oltre 200 deputati bipartisan, apre le porte di 216 istituti penitenziari dello Stivale in cui da gennaio ci sono stati già 41 suicidi. Il filo rosso che lega il primo giorno di visite parlamentari è un coro di denunce per una condizione disperata da nord a sud, con carceri al collasso che si trovano ad ospitare, quando va bene, il doppio di detenuti oltre la capienza massima. Il risultato è che 5 persone vivono in 15 metri quadri e che, in molti casi, manca totalmente uno spazio dedicato alla rieducazione, come laboratori o attività didattiche. Ma se va male, nei bagni non c’è addirittura lo stretto necessario, perché il budget è di 200 euro e deve bastare fino a Natale.«Un delitto, un crimine da Corte penale internazionale». È quello che secondo Marco Pannella compie lo Stato per le condizioni in cui fa vivere i carcerati. Il leader radicale ha aperto la giornata di ispezioni andando al Regina Coeli di Roma, un «carcere che può ospitare al massimo 724 detenuti, ma che ora ne contiene 1.400, e ha poi il 30% in meno di risorse rispetto al 2007». Stessa musica quella dei parlamentari nei penitenziari di Palermo e Sassari, dove le «condizioni sono drammatiche». All’Ucciardone, «una struttura in molte parti ormai fatiscente», confessa il senatore Francesco Ferrante (Pd), vivono 700 persone dove ne potrebbero stare 400, «in celle da 9, con servizi igienici insufficienti e senza acqua calda». Il carcere sardo, visitato da Guido Melis e Pietro Scanu (Pd), ha una situazione «pessima – dicono – con 214 detenuti in uno spazio per 154. Qui da un mese manca la carta igienica, ci si deve arrangiare con stracci e giornali». Anche nelle case circondariali del nord sovraffollamento e personale scarso sembrano essere la normalità. A Bolzano, spiega il deputato Enrico La Loggia (Pdl), c’è la «necessità di una migliore sistemazione della popolazione carceraria», perché la capienza massima è stata oltrepassata del 25%. In una realtà più volte portata a modello, Verona, in cui la maggior parte dei detenuti lavora, precisa il consigliere laziale Isabella Rauti (Pdl), «c’è un deficit di organico del 30%, con solo 303 agenti a fronte dei 407 previsti». E anche oggi le visite continuano in tutto il Paese.A sopralluoghi che non siano semplici passerelle, ma che incentivino «provvedimenti rapidi e concreti» si appella l’associazione per i diritti nella carceri "Antigone". «Occorre – conclude – un’inchiesta per accertare le responsabilità». Da settembre poi tornerà nelle carceri anche la Commissione parlamentare sugli errori sanitari.
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