martedì 29 aprile 2014
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La Comunità Papa Giovanni invita al quinto Pellegrinaggio “Fuori le sbarre, la certezza del recupero”, che si svolgerà a Rimini il prossimo 11 maggio. Una marcia «per chiedere al Signore di stare a fianco di chi soffre all’interno del carcere, detenuti, famiglie, operatori e polizia penitenziaria, e per richiamare l’attenzione del mondo politico sul bisogno che c’è di leggi adeguate». La Comunità Papa Giovanni XXIII è grata a papa Francesco per aver di nuovo portato il dramma del carcere in Italia all’attenzione dell’opinione pubblica. «La telefonata a Marco Pannella è un gesto illuminato dallo Spirito che abbraccia i tanti che compiono atti di giustizia anche se lontani dalla Chiesa – ha dichiarato Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità. - E lo leggiamo anche come un’esortazione all’unità, a lavorare insieme cristiani e laici, nella lotta per migliorare il sistema carcerario. Siamo convinti che, a fianco di “amnistia” ci sia un’altra parola chiave: “perdono”. Un perdono responsabile a cui si arriva attraverso percorsi di riconciliazione personale e sociale. Solo attraverso programmi di recupero che educano al cambiamento è possibile ottenere una vera sicurezza che l’attuale sistema vendicativo non garantisce per nulla». Lo confermano i dati. Primo tra tutti quello sulla recidiva: la percentuale chi sconta la pena in carcere e torna a delinquere una volta fuori è del 75% mentre per chi beneficia di pene alternative si abbassa al 22%. Anche il presidente Napolitano esorta le Camere a fare il punto sulle misure adottate e da adottare, ricordando la sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo che nel gennaio 2013 ha condannato l’Italia per la situazione delle carceri, dandole tempo fino al 27 maggio per individuare le soluzioni. Perché non “approfittare” di questo momento allora per lavorare tutti insieme, associazioni, istituzioni e persone di buona volontà, nella ricerca e attuazione di risposte definitive? La Comunità opera nel mondo carcerario da più di 40 anni. Da 10 porta avanti il Progetto Cec (comunità educante con i carcerati), un modello di recupero basato su accoglienza in strutture comunitarie, su formazione e ricerca valoriale, con l’obiettivo del cambiamento personale. Oggi 300 tra detenuti ed ex detenuti beneficiano del progetto, e la recidiva per chi ha concluso è abbattuta al 10%. Nei due video seguenti le testimonianze di due detenuti ospiti della comunità che hanno avuto accesso al piano di recupero.
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