lunedì 14 ottobre 2019
Rapporto di Antigone e European Prison Observatory. Quasi 600 mila le persone detenute. In testa Regno Unito, Polonia, Francia, Spagna, Germania e Italia, che è ancora a rischio sovraffollamento
In Europa calano reati e detenuti. Un quinto gli stranieri. Emergenza suicidi
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Nell’Unione Europea sono attualmente detenute 584.485 persone. I paesi con il maggior numero di detenuti - in numeri assoluti - sono Regno Unito, Polonia, Francia, Spagna, Germania e Italia. Il tasso medio di carcerazione ogni 100.000 abitanti è del 118,5 e i paesi con i tassi più alti (fra il 173 e il 234,9) sono soprattutto i paesi dell’est Europa: Lituania, Estonia, Lettonia e Slovacchia. L’Italia è intorno a 100.

Il tasso di affollamento nella regione dell’Unione Europea non raggiunge il 100%, il che significa che nel complesso il sistema penitenziario Europa non raggiunge la sua massima capacità, ma le situazioni fra gli stati variano considerevolmente. In particolare i paesi con carceri sovraffollate sono Francia, Italia, Ungheria e Romania, con tassi fra il 115% e 120% della capacità di accoglienza. (In Italia, dati di settembre 2019 del Ministero della giustizia, le persone detenute sono 60.881 a fronte di una capienza di 50.472). I paesi dell’est Europa che presentavano alti tassi di carcerazione sono però i sistemi meno affollati. Il rapporto di Antigone precisa che le capacità dei sistemi penitenziari non sono calcolate tenendo conto degli stessi parametri. In alcuni paesi cioè i metri quadrati considerati sono di più che in altri. Pertanto una perfetta comparazione non è possibile.

Le donne detenute sono circa 30.000 e rappresentano circa il 5% della popolazione detenuta (di poco superiore al dato italiano di 2.652 detenute su un totale di 60.881). I detenuti stranieri poi sono un quinto della popolazione detenuta e sono localizzati soprattutto in nord, centro e sud dell’Europa (Lussemburgo, Austria e Grecia sono i paesi con le percentuali più alte) mentre i paesi dell’Europa dell’est presentano percentuali molto più basse. In Italia invece la quota degli stranieri è percentualmente più alta: 20.225, un terzo

Un dato in controtendenza, secondo i dati di Eurostat, è la diminuzione negli ultimi dieci anni dei reati così come della popolazione detenuta. Le situazioni variano molto fra paese e paese e le variazioni non sono state le stesse per tutti i paesi. In Italia, ad esempio, nonostante un calo dei reati, il numero dei detenuti è andato crescendo.

I reati commessi dai detenuti con sentenza definitiva sono furto (16,3%), violazione della legislazione sugli stupefacenti (15,3%), rapine (13,6%) e i reati contro la persona rappresentano un altro 27%. I paesi con il maggior numero di detenuti con sentenza definitiva per violazione della legislazione sugli stupefacenti sono Lettonia (40,7%), Grecia (32,8%) e Italia (31,1%).

Sul fronte della custodia cautelare, cioè la detenzione delle persone in attesa di giudizio, il rapporto di Antigone segnala grosse discrepanze tra paese e paese. Un quinto delle persone detenute non ha una sentenza definitiva. In media i non definitivi sono il 23% del totale, meno di un quarto. Lussemburgo, Paesi Bassi e Danimarca presentano percentuali superiori al 40%, seguite da Belgio, Italia e Grecia, le cui percentuali variano fra il 35,6% e 32,4%.

La lunghezza delle sentenze è un altro dato molto interessante. In tutto il sistema Europa il 19,4% dei detenuti definitivi sta scontando una pena di meno di un anno e un altro 25% sta scontando una pena fra 1 e 3 anni. Questi casi potrebbero certamente essere meglio contrastati con misure alternative alla detenzione. Nell’UE circa 800.000 persone sono in misura alternativa. Il 10% di queste è in attesa del primo grado di giudizio.

Interessante è la correlazione degli andamenti fra il 2010 e il 2018 della popolazione detenuta e delle misure alternative. Nei diversi paesi le esperienze sono molto diverse fra loro: in alcuni gli andamenti delle due curve salgono o scendono quasi parallelamente (indicando politiche penali più o meno rigide), in altri paesi la correlazione è negativa e quindi all’aumentare di un valore l’altro diminuisce (quindi questo può giustificare un investimento sulle misure alternative al fine di ridurre il peso della detenzione), infine, in un altro gruppo di paesi i due andamenti non sono correlati fra loro.

Nel 2017 sono state 1.380 le persone decedute durante la loro detenzione in carcere. Di queste, ben un terzo sono morte suicide. Il tasso di suicidi in detenzione per 10.000 detenuti (su dati 2017) è di 6,32, mentre in libertà il tasso è di 1,41. In carcere ci si uccide quattro volte di più che all’esterno. I maggiori tassi di suicidi in carcere sono quelli di Francia (12,6%), Austria (12,3%), Germania (11,8%), Portogallo (11,2%), Danimarca (10,9%). Il 5,9% dei suicidi sono commessi da donne.

In carcere il 70% di chi lavora è agente penitenziario. Un dato che è il sintomo di sistemi penitenziari che investono maggiori risorse sul compito di custodia anziché su quello della risocializzazione del condannato. La media detenuti/agenti penitenziari nell’UE è di 2.7 detenuti ogni agente. Nei paesi dell’Est Europa questo numero sale e in Polonia si assiste ad un tasso di 4.7 detenuti ogni agente e in Estonia di 4.9 detenuti ogni poliziotto penitenziario. La media tra detenuti e staff che si occupa di attività educative è di 56.6 detenuti ogni funzionario, con un tasso che in Polonia arriva a 351 detenuti ogni educatore.

Sul fronte dei costi del sistema penitenziario, in genere sono i paesi dell’Est Europa a spendere di meno, con una media di circa 50 € a detenuto al giorno. I paesi dell’Europa centrale spendono invece circa 100 € per detenuto ogni giorno (tra questi Italia, Francia, Germania e Austria), mentre i paesi del nord Europa hanno costi che raggiungono cifre che vanno dai 180 € ai 380 € al giorno per detenuto.


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