lunedì 28 novembre 2016
L'autore Andrea Galli ricostruisce una storia ignorata: 6000 deportati e 2700 caduti. Paolo Mieli: «dimenticanza volontaria»
L'autore con i partecipanti alla presentazione del libro

L'autore con i partecipanti alla presentazione del libro

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Carabinieri per la libertà, è il titolo del libro del giornalista del Corriere della Sera Andrea Galli presentato all’Unicredit Pavillon di piazza Gae Aulenti. All’incontro, moderato da Bruno Vespa, sono intervenuti anche l’ex direttore del Corriere Paolo Mieli, monsignor Vincenzo Paglia, il comandante dell’Arma, generale Tullio Del Sette, il generale di divisione dei carabineri Enzo Bernardini e il giornalista Antonio D’Orrico. «Il libro è stato concepito durante le notti passate in redazione a spulciare gli archivi del giornale, ed è proseguito poi con ricerche sul campo: le storie che racconto sono ancora pochissime rispetto ai numeri di questa vicenda dimenticata» dice Galli. Seimila carabinieri deportati e 2700 caduti dopo l’otto settembre 1943. «Per tutti questi anni non c’è stata solo dimenticanza, c’è stato dolo. Sono state trovate circolari tedesche in cui si scriveva di prestare particolare attenzione ai carabinieri e di intervenire anzitutto contro di loro - dice Mieli -. Ma carabinieri che partecipano alla resistenza contrastano con lo stereotipo dell’esercito e delle istituzioni scomparse dopo l’8 settembre insieme al Re, quando è vero semmai il contrario: in quel periodo di caos furono proprio loro i primi organizzatori della resistenza al nazifascismo. Parlare di questa vicenda significa inoltre aprire il capitolo successivo delle foibe, dove, tra le vittime, ci furono sempre i carabinieri. Il fatto che questo libro sia stato pubblicato con il sostegno dell'Arma è un merito, ma è anche una vergogna per gli storici». Monsignor Vincenzo Paglia ha sottolineato invece il forte legame di solidarietà che esisteva tra gli italiani in quegli anni drammatici: si stima infatti che tra i duemila e i duemilacinquecento carabinieri siano stati aiutati a fuggire dai rastrellamenti nazisti solo a Roma. «Alla beatificazione di Salvo D'Acquisto sento spesso obiettare che "sì...ma in fondo si tratta di motivazioni politiche, che non si tratta di santità, ma non è forse un santo chi sacrifica la propria vita per salvarne altre 22?» si domanda monsignor Paglia. Il comandante dell'Arma, Tullio Del Sette ha concluso ricordando la frase con cui il carabiniere Pasquale Infelisi rifiutò di aderire alla Rsi: «Non si può aderire a una Repubblica, come quella di Salò, illegale dal punto di vista costituzionale e per di più alleata a uno straniero, cancellando il nostro glorioso nome di carabinieri»

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