giovedì 8 giugno 2017
Franchi tiratori durante il voto segreto su due emendamenti, che passano con 270 sì e 256 no anche se la maggioranza aveva dato parere contrario. In 59 votano fuori accordo. Si torna in commissione
Il patto a 4 va sotto alla Camera. È scontro Pd-M5s
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La tempesta annunciata è arrivata e tutto è rimandato a dopo le amministrative con il testo che torna in Commissione. Il patto a 4 si sta praticamente sbriciolando davanti al voto segreto, sotto il peso di 70 franchi tiratori. Stamane alla Camera due emendamenti praticamente identici di Fi e Cinque Stelle sono stati approvati con 270 sì e 256 no, anche se il relatore Emanuele Fiano (Pd) aveva dato parere contrario. In 59 non hanno rispettato il patto.

E come se non bastasse, un disguido sul tabellone, impostato a voto palese anziché a voto segreto, per un attimo fa vedere che i voti favorevoli sono proprio all’interno del Pd e di Forza Italia. Proprio Fiano posta la "prova fotografica" dei franchi tiratori. Eccolo, l'emiciclo: luci verdi all'estrema sinistra, tutto rosso a sinistra, molti astenuti mentre ci si sposta al centro, e poi si vira di nuovo al verde quando si arriva ai banchi M5S, con qualche propaggine a destra.

«La legge elettorale è morta», è il commento del relatore.

Dopo al richiesta arrivata da più parti, Pd e Fi in testa, l'Aula sospende i lavori fino alle 15 e Matteo Renzi convoca per la stessa ora la segreteria del partito, in cui si decide di rimandare la discussione a dopo il voto dell'11 giugno . E al pomeriggio interviene anche il leader pentastellato Beppe Grillo che attacca: «Fatevela voi da soli la legge elettorale, per capirvi ci vuole la neuro».

La bagarre in Transatlantico

La mattinata è da caos a Montecitorio, con il Pd che accusa il M5s di non rispettare i patti e chiede di sospendere i lavori. «Oggi il Movimento 5 Stelle ha dimostrato cosa vale la loro parola: non vale nulla», tuona Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera. «Pd e maggioranza non devono neanche pensare lontanamente di addebitarci la responsabilità. Hanno oltre 300 deputati. Se c’è qualcuno responsabile sono loro», la replica del grillino Danilo Toninelli, che minaccia la maggioranza di non azzardarsi ora a bloccare la legge elettorale.

I pentastellati proprio per evitare di essere accusati di tradire l'accordo, hanno persino fotografato ognuno il proprio voto durante lo scrutinio segreto, una modalità non consentita subito bloccata dalla presidente della Camera Laura Boldrini. I traditori sono all'interno del Pd, aggiunge il vicepresidente della Camera Luigi di Maio (M5s), che preannuncia «un Vietnam al Senato» e si chiede: «A questo punto Renzi ci dica quel che vuole fare perché il suo partito fa acqua da tutte le parti».

L'emendamento su cui si è bloccata la Camera è a firma della deputata azzurra Michela Biancofiore e riguarda il sistema di voto in Trentino Alto Adige. «Io sono orgogliosa di quanto ha fatto oggi il Parlamento», è il commento della parlamentare di Fi. Da Padova interviene anche il leader della Lega Matteo Salvini: «Sulla legge elettorale purtroppo sta vincendo il partito delle poltrone il pdp, trasversale: destra, sinistra e 5 Stelle».


Il tabellone va in tilt

«Un disguido», un «problema tecnico». Così la presidente, Laura Boldrini, spiega quanto è successo sul tabellone elettronico dell'assemblea di Montecitorio. Ovvero, al momento del voto segreto su un emendamento alla legge elettorale, sul tabellone elettronico nell'emiciclo si accendono le luci verdi, rosse e bianche che indicano come hanno votato i diversi deputati, al contrario di quanto sarebbe dovuto succedere visto che si trattava di votazione segreta.

È scoppiata quindi la bagarre in Aula, con tutti contro tutti, e dopo che l'emendamento è stato rimesso in votazione, questa volta segreta anche sul tabellone, e il 'patto a 4' è andato sotto, sono iniziate a volare le accuse reciproche e il caos regna ora sovrano nell'emiciclo. «Non si può chiedere alla presidenza di andare a vigilare deputato per deputato. C'è la responsabilità del singolo. E su questo mi appello ai colleghi e alle colleghe deputate perché il regolamento venga rispettato», il richiamo della presidente durante la seduta.







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