sabato 24 ottobre 2015
​Stabilità all'esame del Quirinale. Nuovo fronte con le Regioni: dal 2017 maxi-tagli.
Furlan: bene la Tasi, ma ora soldi per i contratti
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Tutto e subito. Il canone Rai approda nella bolletta ma non sarà a rate, perlomeno il primo anno. I 100 euro previsti si pagheranno in un’unica soluzione «sulla prima fattura relativa alla fornitura di energia elettrica successiva alla data di scadenza del pagamento del medesimo canone». Quindi, probabilmente, tra febbraio e marzo (considerando che il canone scade il 31 gennaio) e non a giugno come si era ipotizzato. Sembrano invece uscire di scena le multe maggiorate a carico degli utenti mentre nel mirino restano le aziende elettriche che ometteranno di riversare gli introiti all’erario o di comunicare alle autorità pubbliche l’elenco dei morosi. Novità che emergono da una delle ultime bozze in circolazione della legge di stabilità. Del testo ufficiale infatti ancora non c’è traccia. Ieri mattina (otto giorni dopo il varo da parte del Consiglio dei ministri) il ddl è approdato al Quirinale. Ultimato l’esame preventivo il testo firmato da Sergio Mattarella (ma il presidente ieri era a Bari per il congresso Anm) potrà essere presentato in Parlamento, dove l’arrivo è previsto ormai all’inizio della prossima settimana. Per le Regioni arrivano notizie in chiaroscuro. I governatori riceveranno nel 2016 un contributo di 1,3 miliardi destinato alla riduzione del debito. Ma dall’anno successivo torneranno i tagli in grande stile. Regioni e province autonome dovranno infatti assicurare, si legge, «un contributo alla finanza pubblica» pari a 3,98 miliardi nell’anno 2017 e di quasi 5,5 miliardi «per ciascuno degli anni 2018 e 2019, nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza». Inoltre i governi regionali che, entro gennaio 2016, non avranno adempiuto all’obbligo di riordino delle funzioni delle province in base alla riforma Delrio saranno commissariati per far sì che entro la fine di giugno il personale in esubero delle Province venga riassorbito al loro interno. Resta poi da valutare l’intervento sulla Sanità, tema che inquieta i governatori e allarma i pazienti per le possibili ricadute sui ticket: il Fondo nazionale viene aumentato di circa un miliardo (dai tre previsti a luglio), quota che non dovrebbe includere l’adeguamento dei livelli minimi di assistenza, operazione che costa circa 800 milioni. Passando ai Comuni, avranno la possibilità di finanziare lavori di edilizia scolastica fino a 500 milioni di euro, somme che non saranno computate ai fini del pareggio di bilancio.  Per il contante si conferma l’innalzamento del limite di utilizzo da mille a tremila euro. Una misura che, si legge nella relazione illustrativa, «assolve all’esigenza di garantire maggior fluidità nelle transazioni effettuate quotidianamente per il soddisfacimento di bisogni di stretto consumo ». Ma non si tratta dell’unica novità in questo ambito. Saltano anche le norme che vietavano l’utilizzo del denaro liquido (anche sotto i mille euro) nel pagamento del canone di locazione e nella filiera dei trasporti. Norme introdotte nel 2014 come antidoto alla diffusione del nero ma che «hanno creato disagi» e sono risultate «di scarsa efficacia» per arginare il sommerso.  Si chiarisce infine l’intervento sulla tassazione della prima casa. Dopo la correzione di tiro dello stesso presidente del Consiglio Renzi, l’esenzione non riguarderà i possessori di immobili accatastatati sotto le categoria A1, A8 e A9, cioè le case di lusso le ville e i castelli. Si tratta di circa 74mila famiglie. Mentre per quanto riguarda le seconde case si ridimensiona l’allarme su possibili aumenti. Il testo in circolazione afferma che possono mantenere la maggiorazione dell’8 per mille soltanto i Comuni che lo hanno già deliberato per l’anno 2015. In pratica chi già pagava l’addizionale continuerà a farlo ma non ci saranno ulteriori aumenti.  «Le tasse devono scendere», ha rimarcato di nuovo ieri il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Per quanto riguarda la riduzione dell’Ires tutto resta legato alla possibilità di utilizzare un margine ulteriore di deficit di 3,3 miliardi, chiesto all’Europa per l’emergenza profughi. Se la clausola verrà concessa (ipotesi al momento improbabile) la tassa sugli utili di impresa scenderà già dal 2016. Altrimenti se ne riparlerà tra un anno.
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