lunedì 12 luglio 2010
COMMENTA E CONDIVIDI
Che la crisi dei rifiuti in Campania non sia risolta lo dimostrano le periodiche impennate del problema spazzatura, che resta sempre tale, appunto indefinito. In cerca di una soluzione chiara, possibilmente definitiva, soprattutto finanziata – a pochi giorni da un nuovo incubo sacchetti, dissolto ma non del tutto –  è stato preparato un nuovo progetto regionale per il ciclo ordinario dei rifiuti in Campania, che rimaneggia, sconfessa, rinfresca il piano cosiddetto anticrisi redatto nel decreto legge n. 90 del 2008, convertito nella legge n. 213, e poi nel decreto legge n. 172 del 2008. divenuto poi legge a dicembre dello stesso anno. L’assessore regionale all’ambiente Giovanni Romano lo ha presentato direttamente alla Commissione Petizioni del Parlamento europeo con la speranza di veder scongelati almeno parte dei 456 milioni di euro bloccati nello scorso mese di marzo dalla quarta sezione della Corte europea perché «l’emergenza rifiuti ha messo a rischio la salute dei cittadini campani». Le discariche restano, ma con qualche novità: il tentativo di ridurre la produzione dei rifiuti, la costruzione di impianti per il compostaggio e la diminuzione del numero di discariche. Nel nuovo piano infatti non risultano più conteggiati i siti "doppioni", quello cioè di Valle della Masseria nel territorio di Serre, nel Salernitano, che ne ospita già uno, e quello di Cava Vitiello a Terzigno, nel Parco nazionale del Vesuvio, che avrebbe affiancato l’altro esistente. La discarica di Cava Vitiello, con i suoi 3milioni di metri cubi scavati in piena area protetta, sarebbe stata la più grande d’Europa, un primato che in Campania non aspirano a detenere, e su cui la Commissione petizioni europea aveva posto già il veto. Entrambi gli sversatoi erano compresi nel piano redatto dal sottosegretario all’emergenza Guido Bertolaso e confermato dal governo e poi dal Parlamento.  Sulla riduzione della quantità di rifiuti prodotti, che prevede una raccolta differenziata razionale e diffusa, l’assessore Romano fa molto affidamento. Innanzitutto avere meno spazzatura da portare nelle otto discariche attive farebbe "durare" queste più a lungo: le previsioni degli esperti danno il loro esaurimento tra due anni. In attesa degli impianti di compostaggio e di termovalorizzazione: dodici i primi – due sono quasi pronti a Salerno e a Eboli – tre più uno gli altri. E va inoltre ribadito che la Campania è costretta ad esportare la fazione umida, perché nella regione mancano gli impianti per il trattamento della spazzatura in concime con gravi costi, dai 180 ai 220 euro a tonnellata. Una non autosufficienza che la Commissione europea rimprovera e punisce. Ad avvalorare la tesi della riduzione dei rifiuti il piano regionale presenta la riorganizzazione degli Stir, ex Cdr: non tratteranno più genericamente la spazzatura per i termovalorizzatori, ma "stabilizzeranno" la parte umida, che perdendo il 30% del peso, non puzza più e può essere utilizzata come concime. Per la realizzazione del nuovo piano la Regione prevede dai 18 ai 24 mesi - ma il piano sarà presentato all’approvazione del consiglio regionale a dicembre - mentre Bertolaso per il "suo" progetto indicava tre anni. Una differenza giustificata dalla priorità che l’amministrazione regionale di recente elezione riconosce al problema rifiuti, che vuole liberare dalle sovrastrutture, molte illegali. Rimangono nell’incertezza per due punti: i soldi (che non ci sono) e i rifiuti industriali (che la Campania importa, ma per il cui smaltimento non possiede impianti).
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: