sabato 7 novembre 2020
Ruolo maggiore alla cabina di regia (con le Regioni rappresentate). Per ora nessuna deroga provinciale a Lombardia, Piemonte e Calabria. Ma Napoli potrebbe essere «rossa»
Passeggeri in mascherina escono alla fermata di piazza Dante della metropolitana di Napoli. La città ora potrebbe diventare zona rossa

Passeggeri in mascherina escono alla fermata di piazza Dante della metropolitana di Napoli. La città ora potrebbe diventare zona rossa - Ansa

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Una giornata per serrare le fila fra autorità sanitarie e Regioni. Non è più il momento delle polemiche, i dati ora fanno davvero paura, si va verso una nuova cabina di regia, da tenersi fra domani e lunedì mattina, nell’obiettivo del ministro Roberto Speranza di emanare subito dopo un’ordinanza che riclassifichi le aree.

Viene data per certa, al momento, la retrocessione ad arancione di Campania, Liguria e Provincia di Bolzano, mentre in bilico ci sarebbero Toscana, Veneto e Lazio. Le decisioni, coinvolti i governatori, saranno assunte con un automatismo di tipo “scientifico” che non consentirà più il fai–da–te di ordinanze regionali. Peggioramenti della classificazione potranno avvenire sulla base di nuove indicazioni proposte dal Comitato tecnico scientifico in base all’incrocio dei 21 parametri individuati, che tengono conto della tenuta del sistema sanitario a livello locale.

La “stretta” potrà riguardare anche singole province, non si esclude, ad esempio, che in Campania si possa andare a una diversa classificazione fra area metropolitana di Napoli e resto della Regione, che presenta aree con dati molto diversi. Il consigliere del ministero della Salute Walter Ricciardi ipotizza che nuove zone rosse possano riguardare singole aree metropolitane, e dice a chiare lettere che per Napoli, per come è messa, «ci vorrebbe un lockdown».

Il governatore Vincenzo De Luca, di suo, invita tutti a fare come se il lockdown fosse già in vigore, ma si mostra contrario a differenti classificazioni del territorio regionale. Viceversa, provvedimenti mirati che fossero volti ad allentare le misure già asseunte non possono essere ipotizzati, quand’anche ricorressero le condizioni, con altrettanta celerità.

Ad esempio in Lombardia i sindaci di Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova hanno chiesto di tener fuori i loro territori dalla zona rossa, ma – come ha chiarito il governatore Attilio Fontana – è da escludere un allentamento anche mirato delle misure in un arco di tempo inferiore ai 15 giorni. Si tratterà, semmai, di rimodulare i ristori, in base alla prevedibile riclassificazione in peggio di nuove aree, anche popolose, con tutte le conseguenze che ne deriveranno per categorie produttive già allo stremo.

Tutte misure che prenderanno corpo nelle prossime ore, continuando a mettere nel frullatore i diversi dati in continuo, e frenetico, aggiornamento. In questa situazione sempre più allarmante appare chiara la centralità che vanno assumendo il Comitato tecnico scientifico, la cabina di regia e, nella compagine di governo, il ruolo di coordinamento decisionale del ministro Speranza. Il quale ha rivendicato «il pieno coinvolgimento delle principali istituzioni scientifiche del Paese, così come delle Regioni, in uno spirito di proficua e leale collaborazione, che sino dal primo giorno ha orientato il nostro lavoro», durante un’informativa urgente alla Camera. Nella quale Speranza non solo ha spiegato come si è andati alla classificazione delle aree rossa, arancione e gialla, prevista dal Dpcm del 3 novembre 2020, ma ha anche chiarito come si intende procedere d’ora in poi. «L’ordinanza è figlia di un lavoro lungo e faticoso», ha spiegato, ricordando che «i criteri di monitoraggio su 21 parametri sono stati condivisi con le Regioni in due sedute congiunte di lavoro, il 29 e il 30 aprile».

E d’altronde le Regioni sono presenti nella cabina di regia, in cui – con Speranza e i tecnici del ministero – siedono i rappresentanti di Lombardia, Umbria e Campania, a nome di tutti i governatori. «Non diamo schiaffi in faccia a nessuno», ha detto il premier Giuseppe Conte con chiaro riferimento a Fontana aveva parlato di «schiaffo in faccia» ricevuto con il nuovo Dpcm.

In serata poi Speranza ha presieduto un vertice con le Regioni per concordare questo cambio di passo, a partire dalla prossima settimana. Clima positivo, assicura il presidente dei governatori Stefano Bonaccini, riferendo che è stata ribadita la piena disponibilità di tutti alla «leale collaborazione» che richiede il momento. «Non c’è spirito punitivo, ma sulle ordinanze non ci sarà trattativa», avverte Speranza. Le Regioni, però, sono preoccupate per i rischi di «spinte centraliste», e chiedono al governo un «esame congiunto dei dati».



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