martedì 10 febbraio 2015
​I Carabinieri hanno sgominato un'associazione di stampo mafioso dedita al traffico di droga, armi e all'usura riconducibile al clan Senese.
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​Dopo "Mafia Capitale" è il turno di "Camorra Capitale". Questa mattina i carabinieri hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip nei confronti di 61 persone accusate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, e poi di estorsione, usura, reati contro la persona, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita, fittizia intestazione di beni, illecita detenzione di armi, illecita concorrenza con violenza e minacce, commessi con l'aggravante delle modalità mafiose. Al centro degli accertamenti l'attività svolta da un'organizzazione di matrice camorristica operante nella zona sud-est di Roma e riconducibile al clan Senese. Uno dei leader è Domenico Pagnozzi, detto 'o professore: l'uomo, condannato all'ergastolo in primo grado perchè ritenuto uno degli autori materiali dell'omicidio del capo della banda della Marranella, Giuseppe Carlino, avvenuto a Torvajanica il 10 settembre 2001, è detenuto in regime di 41bis, ma il suo clan - secondo le indagine condotte dalla Dda della procura di Roma - continua a estendere la propria influenza in diverse province del sud d'Italia a partire dalla zona sud-est della capitale. In un primo momento Pagnozzi venne scagionato per insufficienza di prove poi fu incastrato dalla prova del dna trovata dagli investigatori su un fazzolettino di carta rinvenuto nell'auto abbandonata dai killer dopo l'omicidio. Carlino venne ucciso, secondo quanto ricostruito dalle indagini, per vendicare la morte, avvenuta alla fine degli anni Novanta, di Gennaro Senese, fratello di Michele, anch'egli condannato all'ergastolo perchè considerato il mandante dell'agguato che doveva ristabilire la supremazia sul territorio romano. L'operazione è culminata con il sequestro di beni per circa 10 milioni di euro, tra immobili, società, esercizi commerciali, conti correnti bancari riconducibili agli arrestati. "Si tratta di personaggi che si conoscono, non dal punto di vista personale, e si rispettano con un riconoscimento di ruoli tra capi di gruppi che operano sullo stesso territorio". Lo ha detto in conferenza stampa il procuratore aggiunto di Roma, Michele Prestipino, parlando dei rapporti tra il gruppo camorristico sgominato dai Carabinieri nella capitale e il sodalizio capeggiato dall'ex Nar, Massimo Carminati, uno dei leader dell'inchiesta denominata Mafia Capitale. "Non c'è un tavolo di regia - ha aggiunto il magistrato - ma dalle intercettazioni si capisce che c'è contezza dell'altro e ognuno sa dell'esistenza dell'altro gruppo".
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