venerdì 30 dicembre 2011
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Costruire un tavolo da campo, montare una tenda, stringere nodi resistenti, riconoscere le piante. E poi, anche molto di più: conquistare alla legalità le terre un tempo appartenenti alla mafia, presidiare i quartieri difficili, portare cibo e conforto ad anziani e disabili, ancora aiutare le popolazioni colpite da terremoti e alluvioni. Sono alcune delle attività che sperimentano le guide, parola che definisce le giovani ragazze scout. A oggi, insieme ai “colleghi maschi”, sono oltre 170mila in Italia, distribuite in circa 2mila gruppi su tutto il territorio nazionale. Un numero che, nel mondo, sale alla vertiginosa cifra di 30 milioni di persone. Ma chi sono, le guide? Tipi in gamba, speciali, che, secondo il disegno dello storico fondatore del movimento, Baden Powell, che le ha viste nascere un secolo fa, sono destinate a diventare le educatrici di domani. Piccole donne ben lontane dalle coetanee, che troppo spesso inseguono “sballo”, discoteca e look sempre più griffati. Il metodo vuole aiutare le ragazze a crescere serene ed equilibrate, a esercitare intelligenza e volontà, a crearsi un giusto rapporto con gli altri e con Dio, in uno spirito di attenzione e di servizio tradotto nella pratica della buona azione quotidiana. «La guida è una cittadina con il compito formativo di educare e saper accompagnare gli altri nella vita – spiega Maria Sanchez, vicepresidente dell’Associazione italiana guide e scout d’Europa cattolici, mamma che lavora, con alle spalle una lunga esperienza scout –. Lo scopo dell’associazione è la formazione religiosa, morale e civica dei giovani». Si sente parlare spesso di scoutismo, ma il guidismo, che è la declinazione al femminile, è altrettanto rilevante, anche in termini numerici. Il movimento, per riprendere il pensiero del fondatore, si propone di sviluppare i valori tipici della femminilità e su due piani, famiglia e società, di valorizzare la trasmissione e la cura della vita, la responsabilità personale, l’impegno concreto, la testimonianza, l’apertura agli altri e l’affermazione dei valori cristiani. Tutti valori per lo più assenti nel comune modo di intendere l’adolescenza. «Il guidismo fornisce tutte le condizioni e l’ambiente perché ogni ragazza possa sentir nascere dentro di sé il desiderio di realizzare con pienezza l’avventura della propria vita. Scoprendo la sua vocazione, il disegno che Dio ha su di lei – chiarisce Maria –. Il metodo si propone di formare quella che noi chiamiamo la "donna di carattere", una donna che vive pienamente il suo tempo con impegno e responsabilità». L’Associazione ha fra gli aspetti qualificanti l’educazione che mira a salvaguardare la specificità dell’educazione al maschile e al femminile. Per questo è previsto un percorso per le ragazze che rispetta le naturali differenze ed esigenze fisiche e psicologiche. Le attività si svolgono all’aria aperta, nella natura, in comunità. «Quella delle guide è una scuola di vita in cui si imparano valori come l’amicizia, la libertà e la responsabilità – continua Maria –. Una scuola in cui non si insegna, ma si mette in pratica e si trasmette con l’esempio». E così il più grande aiuta il più piccolo, senza che intervenga l’adulto, in armonia con il desiderio dei ragazzi di fare da soli e nello stesso tempo per favorire l’apertura verso gli altri. Gradualmente, poi, si comincia a compiere piccole scelte che preparano a quelle che si faranno da adulti. La maggior parte delle esperienze si svolge all’aperto. La guida vive a stretto contatto con la natura per un approccio che è propedeutico all’approccio integrale alla vita. La stessa vita spirituale nella proposta educativa dello scoutismo è inserita organicamente nel metodo e trae nutrimento e conforto proprio dall’applicazione immersa nella natura. «La guida si distingue da uno stile caratterizzato dalla piena disponibilità all’incontro con gli altri e dalla capacità di avere un sorriso nel cuore anche nei momenti più difficili – spiega ancora Maria –. Attraverso il guidismo viene data l’opportunità alle ragazze di avere uno spazio proprio al di fuori della famiglia e della scuola in un clima di amicizia». Un ambito in cui autoeducarsi, a compiere scelte con la propria testa. Un’opportunità che purtroppo difficilmente si trova in altri contesti. Giovani “toste”, dunque, le guide, con la voglia di costruire una società più giusta e fraterna.
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