mercoledì 3 febbraio 2010
La Camera ha approvato, tra le proteste dell'opposizione, la proposta di legge sul legittimo impedimento, che consente al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, di bloccare per 18 mesi i suoi processi. I sì sono stati 316, i voti contrari 239 e gli astenuti 40.
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La Camera ha approvato, tra le proteste dell'opposizione, la proposta di legge sul legittimo impedimento, che consente al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, di bloccare per 18 mesi i suoi processi. I sì sono stati 316, i voti contrari 239 e gli astenuti 40. La maggioranza ha approvato compatta il provvedimento, mostrando qualche crepa soltanto nel voto segreto su un emendamento, superato per 14 voti di scarto. Contro hanno votato Pd e Idv, mentre i centristi dell'Udc, che pure sono stati tra gli artefici del progetto, si sono alla fine astenuti.La maggioranza conta di approvare in via definitiva la legge al Senato entro un mese. Il provvedimento stabilisce che il premier può ottenere il rinvio dell'udienza dei processi in cui è imputato, perché "legittimamente impedito" dalle sue attività di governo a comparire in tribunale. Ogni rinvio può estendersi fino a 6 mesi, per un totale di 18 mesi.È sufficiente che la presidenza del Consiglio attesti l'esistenza di questo impedimento, perché il giudice rinvii il processo ad altra udienza. Queste norme sono estese anche ai ministri. Finora il giudice aveva un certo margine di discrezionalità nel decidere caso per caso se l'impedimento dell'imputato fosse legittimo e accordare o meno il rinvio.Si tratta di una "legge ponte", -- scade dopo 18 mesi dall'entrata in vigore -- varata nell'attesa che il Parlamento approvi una legge costituzionale sulle immunità, come ricorda il testo stesso della legge."È il male minore", ha detto Giuseppe Vietti dell'Udc, sostenendo che il varo del "legittimo impedimento" avrebbe convinto la maggioranza ad accantonare il disegno di legge sul processo breve -- già approvato dal Senato e che ora viaggia a velocità ridotta in una commissione alla Camera in attesa di modifiche.Il "processo breve" estinguerebbe i processi non solo di Berlusconi ma di migliaia di altri imputati.L'Udc si è astenuta perché era contraria ad estendere il provvedimento ai ministri, puntando solo a riconoscere un vantaggio al premier "al centro di un certo accanimento giudiziario", come ha detto Pieferdinando Casini.Per l'opposizione di centrosinistra si tratta dell'ennesima legge ad personam ed è incostituzionale, perché che mette al riparo Berlusconi dai suoi processi violando la sentenza della Consulta sul "Lodo Alfano", secondo la quale la materia delle prerogative del presidente del Consiglio può essere affrontata soltanto con una legge costituzionale e non ordinaria."È una scorciatoia che crea indignazione e repulsione", ha detto il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. "Il presidente del Consiglio non vuole farsi giudicare e per questo tiene bloccata l'Italia". Berlusconi è imputato a Milano nei processi Mills e fondi neri Mediaset.Il Pdl sostiene invece che la legge permette al governo di lavorare con serenità e "contrasta l'uso politico della giustizia", come ha detto il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. Ed è il primo passo di un percorso che dovrebbe portare al ripristino di un istituto della Costituzione fortemente ridimensionato nella stagione di Mani pulite: l'autorizzazione del Parlamento alla magistratura a procedere penalmente contro un parlamentare.Non è chiaro al momento quale provvedimento di rango costituzionale la maggioranza intende avanzare per fornire a Berlusconi uno scudo solido dai processi al termine dei 18 mesi di copertura del "legittimo impedimento".Una fonte della maggioranza ha detto oggi che "entro una o due settimane partirà al Senato un ddl costituzionale che ripropone il Lodo Alfano", la legge sull'immunità dai processi per le alte cariche dello Stato. Ma non è affatto escluso che il governo intenda sottoporre alle Camere una nuova versione dell'articolo 68 della Costituzione sulle immunità, ripescando l'istituto dell'autorizzazione a procedere.Il ministro della Giustizia Angelino Alfano, che oggi ha avuto un colloquio in Quirinale con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non si è voluto sbilanciare. "Abbiamo discusso delle prospettive di riforma della giustizia su un piano di chiara e leale collaborazione", ha detto ai giornalisti, parlando del confronto con il Colle.
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