mercoledì 28 settembre 2022
Il calendario vuole raccontare la storia dell'Esercito italiano dopo l'armistizio e aprire nuove riflessioni sulla situazione drammatica che i soldati si trovarono ad affrontare
CalendEsercito 2023: il ruolo dei soldati italiani nella Liberazione
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L'Esercito ha avuto un ruolo chiave nella Liberazione e nella Resistenza. Avvenimenti come il massacro di Cefalonia e la partecipazione dei corpi cobelligeranti, a fianco degli alleati angoloamericani, nella campagna d'Italia, dimostrano come l'armistizio dell'8 settembre 1943 non segnò la fine delle forze armate o la resa all'occupazione dei tedeschi. Questi episodi, però, sono spesso dimenticati e faticano ancora a trovare il loro posto nella memoria del Paese. Il CalendEsercito 2023, presentato martedì 28 settembre a Roma, nella Biblioteca militare di Palazzo Esercito, vuole ribadire l'importanza che la forza armata ebbe nella lotta contro i nazisti e il suo ruolo come elemento di coesione per gli italiani, in un momento di crollo totale delle istituzioni. All'evento sono intevenuti il capo di Stato maggiore Pietro Serino, il professor Giuseppe Conti, docente di storia militare e contemporanea dell’Università “La Sapienza”, e il dottor Roberto Olla, divulgatore e responsabile della rubrica “La Storia” del Tg5.

Il titolo, quest’anno, è “A testa alta. Da Porta San Paolo a Mignano Monte Lungo, i 98 giorni che portarono alla riscossa e il suo obiettivo è aprire una riflessione sul ruolo dell’esercito italiano dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. «L’Esercito ha attraversato anche i momenti tragici a testa alta, dimostrando di essere un elemento di unità nazionale», ha affermato il generale Serino, ricordando alcuni degli avvenimenti più importanti che videro i soldati italiani combattere contro gli ex alleati tedeschi. Inoltre, ricordando le battaglia di Porta San Paolo e Monte Lungo, ha sottolineato che «dopo tre mesi dalla catastrofe, le forze armate non hanno perso la capacità di reagire e di riappropriarsi del loro destino». «L’Esercito fu la vittima dell’armistizio», ha aggiunto Giuseppe Conti «Non si è tenuto conto che, per tre anni, si è combattuto in condizioni di inferiorità». Il professore ha anche ricordato le testimonianze di alcuni reduci da lui raccolte e ha sottolineato come essi provassero amarezza non per la mancata riconoscenza, ma per l'assenza di riconoscimento, nel Paese, del fatto che «avevano adempiuto al loro dover in una situazione catastrofica, pagando anche con la vita, per permettere all’Italia di tornare libera e tra le Nazioni Unite».

L’opera, però, non vuole solo guardare al passato. «L’idea di questo calendario è nata anche perché, in questi ultimi due anni, l’Esercito ha avuto uno straordinario rapporto con i cittadini», ha continuato il generale Serino «Mi sento di dire che è tornato nel cuore degli italiani». Roberto Olla, nel suo intervento, ha definito il calendario «un punto di arrivo, di svolta e di partenza» per la narrazione storica, uno strumento per consolidare la presenza, nella memoria collettiva, di molti aspetti della Liberazione che, per molto tempo, sono rimasti oscurati. «La ricerca scientifica e la divulgazione non vanno di pari passo, perché quest’ultima è soggetta a pressioni che la scienza non ha, perché chi la fa è parte di un’azienda e deve rispondere a questioni di politica economica e pressione sociale», ha spiegato il giornalista «Gli Imi (Internati militari italiani) hanno il trascorso più lungo fuori dalla memoria collettiva, 700mila soldati che, per decenni, sono semplicemente spariti dalla narrazione, come anche molte brigate partigiane che non operavano dietro le linee nemiche, i francesi, i polacchi e i maori che parteciparono alla campagna d’Italia».

A margine della presentazione, il generale Serino ha voluto dedicare il calendario «ai tanti protagonisti anonimi di quelle vicende. Guardando quei volti di persone di cui non sapremo mai il nome, mi rendo conto dell’importanza delle idee che ci hanno trasmesso e dell’impegno e dell’onere che portare quell’eredità comporta».

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