lunedì 26 ottobre 2015
Sfiducia nei farmaci e cattiva informazione minano un presidio fondamentale
Il pediatra: «Milioni oggi in vita grazie a questi antidoti»
Il pediatra: «Milioni oggi in vita grazie a questi antidoti»
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«Perché una bambina di 40 giorni muore di una malattia che era di fatto scomparsa?». Lo ha chiesto solo due giorni fa il ministro della Salute Beatrice Lorenzin rispondendo al question time della Camera e citando il recente caso della neonata morta di pertosse a Bologna. La risposta va cercata nella pericolosa diminuzione delle coperture vaccinali nazionali e nel "viaggio" dei virus attraverso persone non vaccinate fino a raggiungere una bimba troppo piccola per essere immunizzata.L’allarme è stato lanciato dall’Istituto superiore di sanità ed è stato immediatamente ripreso dalle società scientifiche e dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa): nel 2014 le vaccinazioni contro patologie considerate eradicate come il morbillo, la poliomielite, il tetano, la difterite, l’epatite B e la pertosse, sono scese al di sotto del tasso di sicurezza del 95% della popolazione. È questa la soglia ritenuta indispensabile dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per garantire la cosiddetta "immunità di gregge", cioè la copertura anche per chi non è vaccinato. I dati che arrivano dal 19esimo Congresso nazionale della Società italiana per le malattie respiratorie infantili (Simri) confermano i numeri negativi. Secondo le ultime rilevazioni ogni anno in Italia circa 15mila bambini non vengono immunizzati, un fenomeno che preoccupa gli esperti e che presenta forti differenze tra regione e regione. Le coperture per le malattie prevenibili con il vaccino esavalente rimangono stazionarie, o in lievissimo rialzo, solo in Piemonte e in Sardegna, mentre nelle rimanenti regioni si nota un calo di oltre 1,5 punti percentuali nelle coperture per polio, difterite ed epatite B e pari a quasi il 5% per la malattie esantematiche. Un problema che investe anche le scuole: per non limitare il diritto allo studio non vi è più il divieto di iscrizione, ma la normativa vigente prevede che nei casi di mancata presentazione della certificazione comprovante la vaccinazione, il dirigente scolastico comunichi entro 5 giorni il nominativo all’Asl perché questa intervenga.Il calo delle vaccinazioni è riferibile anche alla crescita di un fronte resistente di genitori obiettori, che contestano la reale efficacia dei vaccini e sostengono una diversa interpretazione dei dati forniti dalla letteratura scientifica sul tema, soprattutto in relazione alla sottovalutazione delle reazioni avverse. I "no-vac", spesso di cultura medio-alta, si avvalgono di un uso massiccio di Internet per cercare e condividere informazioni e, riuniti in associazioni, rivendicano il diritto alla libertà di esercitare uno spazio decisionale autonomo per quanto riguarda la salute dei propri figli. È evidente che si sconta una diffusa sfiducia nei confronti della medicina e delle case farmaceutiche, cui viene imputata la ricerca del profitto a tutti i costi.A fronte della disaffezione dei genitori verso i vaccini sono i pediatri a evidenziare le situazioni più critiche. «In ospedale negli ultimi 5 anni ho visto 5 bebè sotto i 2 mesi di vita con pertosse accertata – ha dichiarato Paolo Tagliabue, direttore della struttura complessa di Neonatologia al San Gerardo di Monza –. Non ricordo casi simili prima. Due neonati sono morti, l’ultimo lo scorso anno». La sottovalutazione di alcune malattie è pericolosa: «Se un bimbo si ammala in epoca prevaccinale – ha aggiunto Tagliabue – il rischio di mortalità è alto, intorno al 20%». In Lombardia, secondo il report regionale "Sorveglianza delle malattie infettive 2015", i casi notificati di pertosse sono stati 123 nel 2014, erano 77 nel 2013.Il calo delle vaccinazioni è legato anche a una cattiva comunicazione riguardo alla presunta pericolosità delle stesse. Un aspetto che riguarda non solo quelle infantili, ma che ha un enorme impatto anche per gli antinfluenzali. Il "caso Fluad" che ha occupato le pagine dei giornali nell’inverno scorso è stato al centro dell’intervento del sottosegretario alla Salute Vito De Filippo in Commissione Affari sociali della Camera. «Sono stati pubblicati 90 articoli che hanno riportato la notizia della sospensione del vaccino e dei tre decessi sospetti», ha segnalato De Filippo. Tuttavia, il ministero, l’Aifa e l’Iss, sulla base dei risultati dei test di conformità, «hanno sin dall’inizio della vicenda invitato i soggetti interessati a continuare a sottoporsi alla vaccinazione, onde evitare di andare incontro alle complicanze di questa malattia infettiva che ogni anno causa circa 8mila decessi in Italia, in particolare sopra i 65 anni». Da ultimo non mancano i problemi in termini di risorse sanitarie. Per Walter Ricciardi, presidente dell’Iss, l’Italia spende ancora troppo poco per i vaccini: «Abbiamo una spesa totale che oscilla tra 300 e 350 milioni di euro l’anno, meno del quinto antibiotico più venduto. In Paesi come la Germania la spesa per questa voce viaggia su cifre 20 volte maggiore». Per sciogliere tutti i dubbi si attendono le indicazioni del Piano nazionale vaccini che sarà varato il 5 novembre dalla Conferenza Stato Regioni.
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