martedì 8 giugno 2010
I clan della piana di Gioia Tauro gestivano, attraverso imprese amiche, i lavori di ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria. È quanto emerge da un'inchiesta coordinata dalla Dda reggina. Gli arrestati sono accusati di associazione mafiosa, omicidio ed estorsione.
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Le cosche della 'ndrangheta di Palmi imponevano una tangente del 3% alle imprese  appaltatrici e la fornitura del calcestruzzo. È quanto è emerso dall'inchiesta condotta dalla squadra mobile di Reggio Calabria e coordinata dalla Dda, che stamani ha portato all'arresto di 52 presunti affiliati alle cosche Gallico-Morgante-Sgro-Sciglitano e Bruzzise-Parrello. Grazie a imprese collegate direttamente alle famiglie, la 'ndrangheta palmese era così riuscita a mettere le mani sugli appalti per i lavori sulla A3. Un sistema che andava a discapito dell'economia sana, completamente tagliata fuori dalle imprese colluse che  approfittavano del potere mafioso che era alle loro spalle per  ottenere i lavori di subappalto.Il meccanismo era già venuto alla luce nel 2007 con  l'inchiesta, condotta sempre dalla mobile reggina, contro le  'ndrine di Rosarno, Gioia Tauro e Limbadi (Vibo Valentia) ed è  stato confermato con l'indagine di adesso.I lavori in questione sono quelli del quinto macrolotto che  interessano il tratto compreso tra Gioia Tauro e Scilla. L'arrivo dei lavori nella zona di Palmi e gli appetiti per  gli affari che ciò comportava, tra l'altro, secondo quanto  emerso dalle indagini, aveva portato a una ripresa dei focolai  di violenza tra le cosche della zona, contrapposte, negli anni  '80 e '90, in una sanguinosa faida che aveva provocato decine e decine di morti.L'inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Reggio  Calabria, Giuseppe Pignatone, dall'aggiunto Michele Prestipino e dal pm Giovanni Musarò.
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