lunedì 14 settembre 2020
Avrebbe inseguito, e forse speronato, il motorino sui cui viaggiava la sorella perché contrario alla sua relazione con il compagno, un giovane transgender. Oggi l'udienza di convalida
Fiori, ceri e una lettera firmata sul luogo dove è morta Maria Paola Gaglione ad Acerra (Napoli)

Fiori, ceri e una lettera firmata sul luogo dove è morta Maria Paola Gaglione ad Acerra (Napoli) - Ansa

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Venerdì 11 settembre a Caivano, in provincia di Napoli, una ragazza di 18 anni è morta a causa dello scontro tra due motorini: sul primo si trovava lei, Maria Paola Gaglione, assieme al proprio compagno; sul secondo il fratello di Gaglione, Michele, che li stava seguendo.

La procura di Nola ha aperto un’inchiesta e ha arrestato Michele Gaglione, che ha 30 anni, con l’accusa di omicidio preterintenzionale aggravato dai “futili motivi”. Le indagini sono condotte dalla pm Patrizia Mucciacito e coordinate dal procuratore Laura Triassi. In un primo momento, i magistrati avevano ipotizzato l’accusa di “morte in conseguenza di un altro reato”, poi modificata in omicidio preterintenzionale aggravato.

Secondo le prime ricostruzioni delle agenzie di stampa Michele Gaglione avrebbe inseguito, e forse speronato, il motorino sui cui viaggiava la sorella perché contrario alla sua relazione con il compagno, un giovane transgender, Cira all'anagrafe. Nello scontro tra i due motorini anche il 22enne, che dall'età di 15 anni si fa chiamare Ciro, è stato ferito: ha una frattura a un braccio, oltre a contusioni ed escoriazioni.

L'interrogatorio del Gip e la convalida del fermo

L’avvocato di Michele Gaglione, Domenico Paolella, ha per ora smentito la ricostruzione: "Non mi risulta abbia speronato lo scooter, voleva solo parlare con la sorella, e quando li visti cadere ha chiamato lui il 118 e i carabinieri. È disperato". "Sul luogo dell'incidente - ha proseguito il legale - ho notato la presenza delle telecamere. Tutto sarà chiarito, se ci sono le registrazioni. Io credo alle sue parole". "Al giudice ha spiegato - ha concluso il legale - che la famiglia aveva perso le tracce di Maria Paola da qualche settimana. Ha fatto le valigie e se n'è andata. Quando Antonio l'ha vista in sella allo scooter, l'ha inseguita con la sua moto, ma per chiederle di tornare a casa, per parlarle, per farla ragionare. Era andata via senza spiegazioni e tutta la famiglia era disperata".

Il gip del Tribunale di Nola, Fortuna Basile, ha interrogato per tre ore Michele e ha accolto l'impianto accusatorio della Procura, convalidando il fermo. Per il giudice, il giovane ha agito "animato dal solo intento di spezzare il legame affettivo tra la sorella e Ciro". Ciò è indicativo "di uno scarso senso di civiltà e rispetto nei confronti altrui".

Il gip di Nola parla anche di "azione dalle modalità particolarmente gravi ed allarmanti che denotano l’incapacità dell’indagato di controllare le proprie pulsioni aggressive e una accentuata pericolosità sociale". Alla base del gesto, secondo la ricostruzione investigativa dei pm, ci sarebbe stata esclusivamente l’ostilità della famiglia Gaglione verso la relazione che Maria Paola intratteneva con il giovane transessuale. Il fratello della vittima si è difeso: «Non vedevo mia sorella da Ferragosto, non avevo più sue notizie. L’ho cercata perché volevo parlarle. È vero: ho inseguito il motorino, ma non l’ho speronato. Non avrei mai potuto farlo. È stato un incidente. Andavano a forte velocità, li ho visti sbandare e sono caduti».

Sul rapporto della sorella con Ciro, Gaglione ha detto: «All’inizio, di certo non ero contento. Desideravo che avesse dei figli, ma alla fine me ne ero fatta una ragione». «La famiglia aveva perso le tracce di Maria Paola da qualche settimana: ha fatto le valigie e se n’è andata – ha dichiarato Domenico Paolella, legale dell’indagato –. Quando Antonio l’ha vista in sella allo scooter, l’ha inseguita con la sua moto. Ma per chiederle di tornare a casa, per parlarle, per farla ragionare. Era andata via senza spiegazioni, e tutta la famiglia era disperata».

In questo contesto di ostilità fra il nucleo familiare di origine e la giovane sarebbe maturata la morte di quest’ultima. Sul giudizio negativo dei familiari della ragazza circa la sua relazione, pesavano anche i precedenti del fidanzato e la mancanza di una solidità economica che giustificasse la decisione di andare a vivere insieme. Fatto sta che da un mese Maria Paola aveva fatto perdere le proprie tracce, dormendo da parenti di Migliore. È lì che erano diretti al momento dell’incidente. Il fidanzato ha tenuto una conferenza stampa, nel corso della quale ha chiesto giustizia e una dura condanna per Gaglione. «Non è vero che è stato un incidente – ha detto –. Mi è corso dietro, mi voleva per forza ammazzare. Alcuni giorni fa è venuto sotto casa mia, dicendo di volermi tagliare la testa. C’era anche mia madre: può confermarlo. Mi ha detto che mi avrebbe ammazzato. Mi diceva che non dovevo stare con la sorella, altrimenti mi avrebbe ammazzato».

Sul luogo dell’incidente, in tanti hanno portato dei fiori e lasciato messaggi per la giovane. Su quel pezzo di tubo dove si è spezzata la vita di Maria Paola, qualcuno ha lasciato delle rose rosse, una croce bianca e un foglio di quaderno sul quale ha scritto: «La mia unica sorella è volata via. Non avrei mai immaginato un destino così crudele per una persona così speciale. Proteggi la mia famiglia da lassù».

In un clima di tensione, intanto, a Caivano - il piccolo comune del Napoletano dove Ciro e Maria Paola si sono conosciuti e vivevano, prima di trasferirsi nelle scorse settimane ad Acerra - si attendono i funerali della giovane, oggi alle 16.


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