mercoledì 1 agosto 2018
Critiche al governatore della Campania che sminuisce. Distrutto dalle fiamme un sito di stoccaggio riifiuti, il quarto in regione negli ultimi due mesi. Ancora rischi per la salute
Un'immagine del grande incendio a Caivano (Ansa)

Un'immagine del grande incendio a Caivano (Ansa)

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Una manifestazione per dire basta ai roghi. Armato di fischietti e striscioni, il popolo della Terra dei fuochi si è radunato a Caivano, nell'ultimo giorno di luglio, proprio lì dove la settimana scorsa è andato in fiamme un sito di stoccaggio dei rifiuti, il quarto in due mesi in Campania. Tanto quanto basta per creare allarme tra le popolazioni.

Tutto è partito dalla Rete: attraverso i social, cittadini e attivisti dei comitati hanno in poco tempo coinvolto gli abitanti di Caivano e degli altri comuni dell’agro aversano in un corteo che si è snodato per le vie della cittadina campana. Tanta la paura tra la gente, dopo il devastante incendio che ha colpito mercoledì scorso la Di Gennaro spa, spargendo la sua nube nera sui cieli delle province di Napoli e di Caserta. Preoccupanti anche gli ultimi dati diffusi dall’Arpac, l’agenzia regionale dell’ambiente, che subito dopo l’incendio ha piazzato due rilevatori di diossina nei pressi dell’area nella quale è scoppiato il rogo. Ebbene, dalle analisi è emerso che i valori sono triplicati rispetto alle condizioni normali. Con i cittadini sono scesi in strada anche i sindaci della Terra dei fuochi.

Ben 18 le amministrazioni che hanno dato la propria adesione alla manifestazione. «Nei giorni scorsi – dicono in coro i primi cittadini dell’agro aversano – ci siamo riuniti per affrontare in modo coordinato il problema, chiedendo alle istituzioni centrali maggiori controlli e inasprimento delle pene per chi inquina il territorio. Inoltre chiediamo a Regione e governo maggiori risorse. Noi siamo l’anello debole della catena, siamo quelli che devono mettere mano alle bonifiche delle discariche con i pochi soldi che abbiamo in cassa».

Un corteo, quello di Caivano, che non poteva non essere toccato dalle polemiche generate dalle affermazioni del giorno prima del governatore della Campania Vincenzo De Luca. «Non voglio più sentire parlare di Terra dei fuochi. Chiamatela Napoli nord, Caserta sud, ma basta con questo termine», aveva tuonato De Luca dal palco dell’incontro organizzata da Coldiretti proprio sul tema della Terra dei fuochi. E aveva aggiunto: «Al nord bruciano decine di impianti e non succede niente, qui brucia un sito di stoccaggio e i giornalisti scatenano il finimondo».

Tanto quanto basta per scatenare l’ira dei cittadini e dei comitati, che invocano le dimissioni del governatore. «Gli ultimi rilievi dell’Arpac confermano quanto abbiamo sempre sostenuto – afferma Vincenzo Tosti, esponente di Stop Biocidio, la rete dei comitati della Terra dei fuochi – Questi roghi arrecano danno alla salute dei cittadini. Invece il presidente De Luca continua a imperterrito ad andare contro di essi, trattandoli come dei sudditi. Dovrebbe invece chiedere scusa, ringraziarli e ascoltare le loro ragioni».

Alla manifestazione di Caivano è presente anche la delegazione di Legambiente. In fondo al corteo c’è anche padre Maurizio Patriciello, sacerdote simbolo delle battaglie dei cittadini sulla Terra dei fuochi e parroco proprio a Caivano: «Quando il popolo si mobilita, noi non possiamo che essere accanto al popolo». «Le parole del presidente De Luca sono fuori da ogni logica – ha detto – A forza di negare e di ridurre il problema, si sta cercando di eliminarlo dalle coscienze dei cittadini».

Leggi anche il commento di Maurizio Patriciello

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