sabato 1 febbraio 2020
Ma ancora 450 persone (molti minori) vivono nel degrado; la parrocchia si è mossa
Prima la giovane coppia, con figlia di 9 mesi, stava in un furgone Il piccolo appartamento è stato affittato con regolare canone, pagato per 2 anni dai fondi europei Il campo rom di Giugliano

Prima la giovane coppia, con figlia di 9 mesi, stava in un furgone Il piccolo appartamento è stato affittato con regolare canone, pagato per 2 anni dai fondi europei Il campo rom di Giugliano

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Ginevra, 9 mesi, finalmente avrà una casa vera. Finora è vissuta in un furgone e poi in una baracca. Così la mamma Sina, incinta di un’altra bimba, e il papà Alex. Entrambi appena maggiorenni, una casa non l’hanno mai avuta. Come il nonno Nurija. Sono la prima famiglia rom di Giugliano (Napoli) ad avere una casa in affitto. Grazie alla parrocchia di San Pio X e a tanti volontari. Vengono da quel gruppo di 450 rom bosniaci, 70 famiglie, in Italia da più di trent’anni, moltissimi nati nel nostro Paese e con documenti italiani. Sgomberati il 10 maggio dal campo in cui vivevano da tre anni. Il sesto sgombero in vent’anni per questa comunità composta per il 60% da minori. Li abbiamo incontrati e raccontati più volte.

E ricordiamo bene la neonata Ginevra, raffreddatissima dentro un furgone con la giovane mamma. Per questa comunità è solo l’ultima tappa di un interminabile peregrinare. «Siamo stati vicino a Masserie del pozzo (le famose discariche delle ecoma- fie, ndr) e poi in un fosso», racconta nonno Nurija, papà di 12 figli da 30 a 6 anni. Sta dipingendo le pareti del piccolo appartamento per accogliere al meglio la giovane famiglia, come farebbe qualunque padre. Siamo con don Francesco Riccio, parroco di San Pio X e responsabile dell’Ufficio Comunicazioni sociali della diocesi. Da mesi è tra i pochi a seguire questa comunità rom che, dopo l’ultimo sgombero, si è sistemata in una fabbrica abbandonata, vicino allo svincolo di un asse stradale trafficatissimo, tra macerie, fango, capannoni sfondati, rifiuti e amianto, senz’acqua né luce.

Don Francesco e i suoi volontari hanno aperto le porte e i cuori. Così le famiglie del campo hanno cominciato a frequentare la parrocchia, i bambini hanno partecipato al Grest e 12 di loro a Natale sono stati battezzati. Proprio in quell’occasione il parroco aveva fatto un appello. «Dall’altare avevo chiesto che chi aveva delle case le mettesse a disposizione, con contratto regolare, perché i fondi ci sono». Infatti il Comune di Giugliano, come altri che ospitano campi rom, ha avuto finanziamenti europei per favorire sistemazioni abitative degne. Si tratta di 5mila euro a famiglia.

All’appello del parroco ha risposto Carmen Catalt, giornalista di Tele Club Italia, l’emittente locale alla quale don Francesco collabora. Carmen è stata madrina del battesimo di Ginevra e ha voluto fare di più. Ha coinvolto la famiglia che ha messo a disposizione un piccolo appartamento, finalmente una casa per Alex, Sina e Ginevra. Contratto regolare, un affitto modico che per almeno due anni sarà coperto dai fondi comunitari. «Ora stiamo cercando un lavoro per Alex, è un bravo meccanico», spiega don Francesco. La parrocchia si sta dando da fare per ammobiliare la piccola casa. «Vogliamo che sia bella, accogliente. Anche per far capire che non è vero che i rom vivono nel degrado», insiste il parroco. Certo non tutto è facile. Già qualcuno ha storto il naso alla notizia dell’arrivo della famiglia rom e se l’è presa con Carmen, ma lei non cambia idea: «Lo sapevo che qualcuno avrebbe protestato, l’ho messo in conto, ma era giusto farlo. E l’ho fatto».

E a chi protesta risponde anche Nurija: «Vogliamo far capire che noi vogliamo vivere come tutti, con una casa e un lavoro». E questo vuol dire davvero inclusione. Ma è solo il primo passo. «Vogliamo iscrivere le figlie più piccole di Nurija nella scuola vicino alla parrocchia. I bambini e le famiglie le conoscono e sarà più facile inserirle. Le faremo dormire nell’appartamento, così potranno lavarsi e andare a scuola pulite. Al campo non lo possono fare». E anche questa è integrazione. Ma gli altri 450? Chi ci pensa?

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