sabato 18 dicembre 2010
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Meglio muoversi per tempo, visti... i recentissimi precedenti. Occorre «adeguare tempestivamente la ge­stione dell’ordine pubblico per prevenire altre occasioni di guerriglia urbana, la pros­sima settimana (da lunedì e soprattutto mercoledì, ndr ), quando ci saranno nuove manifestazioni in concomitanza della di­scussione al Senato del cosiddetto ddl Gel­mini », ha spiegato ieri mattina il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, durante la sua informativa al Senato. Il premier dorme in­vece sonni tranquilli: non ha alcuna preoc­cupazione per eventuali manifestazioni nei giorni del via libera alla riforma dell’Uni­versità, anche se – dice Silvio Berlusconi – «ci sono state molte infiltrazioni dei centri sociali». Anzi, «la riforma ha solo ri­svolti positivi» e «se il governo ha sba­gliato, è stato nel non saper comuni­carli, ne ho anche parlato con il mini­stro Gelmini», chiude il presiden­te del Consiglio. Mentre il sottose­gretario all’Interno, Alfredo Mantova­no, avanza una proposta: estende­re il Daspo, previsti per gli ultras del calcio, alle manifestazione di piazza, «per contare su uno strumento in più sul piano della prevenzione». Nel frattempo in Que­stura a Roma l’incubo di una secondo 'mar­tedì nero', come quello passato, aleggia pe­sante. Perciò gli apparati di sicurezza - a li­vello centrale e provinciale - , ma anche l’in­telligence, stanno monitorando la situazio­ne con l’obiettivo di evitare una nuova guer­riglia. La variabile (impazzita) resta la soli­ta: nei cortei indetti dagli studenti medi, u­niversitari e dai ricercatori, s’infiltreranno ancora i 'black bloc' e i gruppi più radicali dell’antagonismo, già protagonisti degli scontri di martedì scorso? Le loro strategie, per altro, sembrano per al­cuni versi 'nuove': è stata cioè notata una certa ricerca dello scontro fisico con le forze dell’ordine (diversamente dal lancio del­le molotov 'mordi e fuggi' in voga negli an­ni settanta).Così si cercherà di non finire in una nuova contrapposizione frontale tra blindati e manifestanti, cercando piuttosto assetti più agili e mobili, in grado di con­trollare subito gli itinerari dei cortei ed e­ventuali gruppi che si 'sgancino' per ac­cendere disordini. E lo stesso percorso po­trebbe variare rispetto a martedì scorso, so­prattutto perché è assai più complicato pre­sidiare il cuore del centro storico capitolino, fatto di strade strette che si incrociano e dan­no una bella mano a chi vuole colpire a sor­presa staccandosi dal gruppone e rientran­do... Anche il 'calendario' delle proteste va, pian piano, delineandosi. Stando alle assemblee studentesche di questi giorni, l’idea per o­ra è di organizzare martedì un sit-in e mer­coledì manifestazioni e cortei non solo nel­la Capitale ma anche nelle altre città italia­ne. Il punto, però, è che non si può affatto escludere che già dopodomani (quando il ddl Gelmini approderà alla discussione di Palazzo Madama) possano essere decise a­zioni dimostrative, e magari 'spontanee', di protesta, specie per scatenare anche un bell’effetto mediatico. E del resto i rapporti dell’intelligence dopo quanto accaduto martedì scorso sono chia­ri e tondi: c’è una «progettualità» che pun­ta ad «avviare un confronto tra le diverse a­nime del panorama estremista e del mon­do del lavoro», così da arrivare a «unire i­stanze tradizionalmente care al mondo o­peraio ad interessi tipici del movimento an­tagonista sotto il comune denominatore della radicalizzazione delle lotte nell’attua­le periodo di crisi». Ecco perché in questi giorni sarà ulteriormente innalzato il livel­lo di guardia.
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