sabato 14 gennaio 2017
Tre anni di formazione per i nuovi insegnanti, un «cambiamento culturale» per l’inclusione scolastica dei disabili, la Rete nazionale delle scuole professionali: ecco le novità della Buona scuola.
Buona scuola al passaggio finale. Novità su asili, maturità e sostegno
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Tre anni di formazione per i nuovi insegnanti, un «cambiamento culturale» per l’inclusione scolastica dei disabili, la Rete nazionale delle scuole professionali, il Sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino ai 6 anni, più risorse per il diritto allo studio e un nuovo esame di maturità a partire dal 2018.


Sono alcune delle principali novità introdotte da otto deleghe (su nove) della riforma della Buona scuola, approvate ieri dal Consiglio dei ministri. L’unica delega rimasta in sospeso è la revisione del Testo unico per la quale «sarà previsto un disegno di legge delega specifico e successivo», si legge in una nota del Miur. Il via libera - primo passaggio per i provvedimenti, che ora vanno alle Commissioni parlamentari competenti e in Conferenza unificata per l’apposito parere - è stato salutato con un tweet dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni: «Un pacchetto importante, aperto al contributo del Parlamento. Le riforme non si fermano». Per il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, «i decreti attuativi rappresentano la parte più innovativa e qualificante della legge 107. Rivelano e concretizzano la vera portata di riforma della Buona scuola. Oggi – prosegue il ministro – comincia un percorso, è un punto di partenza. I testi non sono chiusi».


Tre anni per la cattedra

Con il via libera alle deleghe, cambia anche il percorso per diventare insegnanti della scuola media e superiore. Il decreto, infatti, prevede che dopo la laurea si parteciperà ad un concorso. Chi lo supererà si inserirà in un percorso di formazione di tre anni, due dei quali fatti anche a scuola. Il percorso si concluderà, dopo il terzo anno, con l’assunzione a tempo indeterminato. Queste novità, precisano dal Miur, «riguardano i futuri insegnanti e prevede una fase transitoria per chi oggi è già iscritto nelle graduatorie di istituto».

Disabili e inclusione

I bisogni degli alunni disabili al centro di un «cambiamento culturale» sull’inclusione scolastica, che prevede l’elaborazione di un progetto educativo individuale, da parte di tutte le componenti scolastiche. La riforma punta a far entrare in classe insegnanti di sostegno «più formati e preparati, grazie a una formazione iniziale che prevede l’obbligo di 120 crediti formativi universitari sull’inclusione scolastica (non più 60 come è oggi) per tutti i gradi di istruzione, 60 prima del percorso di specializzazione e 60 durante».


Più servizi all’infanzia

Altra novità della delega è l’istituzione di un Sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino ai 6 anni, con la previsione di «estendere, ampliare e qualificare i servizi educativi per l’infanzia e della scuola dell’infanzia su tutto il territorio nazionale». A questo scopo è stato creato un fondo di 229 milioni di euro l’anno per dare maggiori risorse agli enti locali. Altri 150 milioni di fondi Inail saranno utilizzati per finanziare i nuovi Poli per l’infanzia, creati con l’obiettivo di «potenziare la ricettività dei servizi e sostenere la continuità del percorso educativo e scolastico». Durante la discussione, secondo la ricostruzione di agenzie di stampa, ci sarebbe stato un «dibattito acceso» tra il ministro Fedeli e il titolare degli Esteri, Angelino Alfano, sull’educazione di genere nelle scuole materne. Fonti del Miur precisano che il ministro «non ha parlato di educazione di genere, ma di rispetto delle diversità, di accoglienza e di accesso all’educazione per tutte le bambine e i bambini secondo i principi previsti dall’articolo 3 della Costituzione. Ovvero senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione».


Nuovo esame di Maturità

Dal 2018 cambia anche l’esame di Maturità. Le prove scritte passeranno da tre a due, oltre al colloquio orale. Le attività di alternanza scuola-lavoro diventano requisito di ammissione. Il voto sarà ancora espresso in centesimi, ma si darà «maggior peso al percorso scolastico dell’ultimo triennio». Invariata la composizione della Commissione (un Presidente esterno più tre commissari interni e tre commissari esterni), mentre la prova Invalsi viene introdotta in quinta per italiano, matematica e inglese, ma si svolgerà in un periodo diverso dall'esame. Tra le prove Invalsi ce ne sarà una specifica di inglese standardizzata, al termine sia della scuola primaria che della secondaria di primo e secondo grado.

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