sabato 27 settembre 2014
Dopo la condanna in primo grado per abuso d’ufficio, sul sindaco di Napoli incombe una lunga «sospensione». Il prefetto, che dovrà stabilirla, attende la copia della sentenza.
Se l'ex pm non crede alla giustizia di Danilo Paolini
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«Non voglio essere sgarbato, ma non posso dire nulla, stiamo aspettando la trasmissione della sentenza... ». Rintuzza l’insistenza dei cronisti, il prefetto di Napoli Francesco Musolino. In base al combinato disposto degli articoli 10 e 11 della legge Severino, è lui che dovrà materialmente «accertare la sussistenza di una causa di sospensione », una volta ricevuta dalla cancelleria del Tribunale di Roma la sentenza di condanna in primo grado a un anno e tre mesi (con sospensione condizionale della pena) del sindaco di Napoli Luigi de Magistris, per il reato di abuso d’ufficio compiuto quando, da pm a Catanzaro, era titolare dell’inchiesta «Why not». Quando i reporter gli domandano se la sospensione del sindaco, che potrebbe durare fino a 18 mesi, sarà automatica, il prefetto ricorre a un diplomatico silenzio, saluta e se ne va. Tuttavia, in base alla legge, sull’esito della procedura prefettizia non parrebbero esserci dubbi: l’articolo 11 della legge Severino, relativo a «sospensione e decadenza degli amministratori locali», stabilisce che «sono sospesi di diritto dalle cariche» quanti «hanno riportato una condanna non definitiva per uno dei delitti indicati all’articolo 10», fra i quali c’è compare l’abuso d’ufficio. Di decisioni analoghe, per ammini-stratori locali condannati per lo stesso reato, ce ne sono state: a Latina, a novembre scorso, il prefetto ha sospeso il presidente della Provincia, mentre a Brindisi, a marzo è toccato al sindaco di Fasano ricevere lo 'stop' prefettizio. A giugno, invece, il sindaco di Agrigento Marco Zambuto (condannato a due mesi e mezzo) si è dimesso prima dell’atto del prefetto. Un’ipotesi - le dimissioni - respinta con forza da de Magistris («Sono fiducioso che questa esperienza arriverà fino alla fine, al 2016»), il quale anzi durante il consiglio comunale contrattacca, lanciando frecciate al curaro ai suoi ex colleghi in toga e scatenando le ire dell’Associazione nazionale magistrati: «Mi chiedono di dimettermi per questa condanna, ma guardandosi allo specchio e provando vergogna devono dimettersi quei giudici» (che hanno scritto la sentenza, preciserà poi). Ma il primo cittadino partenopeo ne ha per tutti: «Siamo di fronte a uno Stato profondamente corrotto. Vorrebbero applicare per me la sospensione breve, in base alla legge Severino, un ex ministro della Giustizia che guarda caso è difensore della mia controparte nel processo a Roma. E la norma è stata approvata mentre il processo era in corso...». In una nota, l’Anm replica duramente, giudicando «gravi e offensive le dichiarazioni» del sindaco «nei confronti dei giudici del Tribunale di Roma in relazione alla sentenza emessa nei suoi confronti». Parole «tanto più inaccettabili », conclude l’Anm, «poiché provenienti da un uomo delle istituzioni». A pronunciarsi è anche un’altra ex toga di vaglia, il presidente del Senato Pietro Grasso: «La legge Severino è stata già applicata anche ad altri sindaci. Penso sia inevitabile che lo sia. Naturalmente ci sarà il seguito dell’appello, dell’impugnazione che darà un contorno definitivo alla vicenda». Le forze politiche in Parlamento, in un coro pressoché unanime, stigmatizzano l’atteggiamento del sindaco, auspicando un suo passo indietro: «Il sindaco ha detto che vuole resistere fino alla fine. Resistere a cosa? La legge è chiara e, fino a prova contraria, vale per tutti, in special modo per uno che, prima di essere sindaco, è stato magistrato», osserva la senatrice Rosaria Capacchione (Pd), chiedendo a de Magistris di farsi da parte; «Chiederemo al ministro dell’Interno Alfano che la legge venga rispettata » avverte il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta; «Dovrebbe dimettersi non una ma dieci volte», attacca Fabrizio Cicchitto (Ncd). Una valutazione che trova d’accordo anche il Movimento 5 Stelle: «Conoscendolo, l’ex pm avrebbe consigliato ad altri di dimettersi. E comunque l’interpretazione della legge Severino metterà fine a questa vicenda – argomenta Roberto Fico –. Intanto il giudizio sul De Magistris politico resta negativo. Napoli non è cambiata in niente e le sue promesse elettorali si sono rivelate scatole vuote». Non entra invece nella questione dimissioni il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio: «La maggioranza che sostiene il sindaco deciderà cosa fare del governo della città. Dopo di che i napoletani saranno chiamati a decidere. A Napoli decideranno i napoletani e non commento». Nel frattempo, da Napoli, il sindaco continua a 'resistere', facendo sapere che, se pure «l’atto di sospensione dovesse malauguratamente arrivare, farò il sindaco sospeso... Starò meno a Palazzo San Giacomo e più per strada. Il vicesindaco firmerà gli atti e io parlerò coi cittadini...».
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