giovedì 26 dicembre 2013
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«Entro domani (vigilia di Natale ndr), il Cie di Lampedusa verrà svuotato dalla presenza di circa 200 migranti. Resteranno solo i 17 superstiti del naufragio del 3 ottobre, non ancora identificati con certezza e in attesa di essere ascoltati dalla magistratura agrigentina. Ma anche per loro, d’intesa con l’autorità giudiziaria, stiamo cercando un’altra soluzione di accoglienza...». Il vice ministro dell’Interno e senatore del Pd, Filippo Bubbico, non ha dubbi: gli episodi degli ultimi giorni e il gesto clamoroso del suo collega di partito, Khalid Chaouki («L’ho sentito più volte al telefono», spiega) sono l’ennesima conferma di una situazione rovente, che il governo e il Parlamento debbono affrontare. «Anche sullo jus soli – aggiunge – bisognerà intervenire, ma con una soluzione condivisa e ragionata, che non si basi sulla mera nascita in Italia».Intanto, sui Cie il premier Letta annuncia interventi entro gennaio.Concordo. Serve una norma di legge per porre fine alla lunga permanenza nei Centri, risolvendo il drammatico paradosso per cui, pur facendo sforzi enormi per accogliere le decine di migliaia di migranti giunti sulle nostre coste, poi dobbiamo registrare vicende lesive della dignità umana, come la "disinfezione" all’aperto di Lampedusa...Quale sarà la road map?Nei 6 Cie ancora attivi ci sono 440 persone. Non è quindi un problema di grandi numeri, ma di rispetto della dignità delle persone trattenute. Se non la garantiamo, tutti gli sforzi straordinari della macchina d’accoglienza italiana, che da aprile ha fatto fronte a 42mila arrivi, il triplo del 2012, vengono sviliti.Quali sono i nodi?Sono legati alla funzione del Cie: una direttiva europea dispone che siano luoghi di permanenza breve, in cui le persone restano fintanto che vengano identificate. Pertanto, la norma italiana che prevede la permanenza fino a 18 mesi va adeguata: le statistiche insegnano che, se l’identificazione certa del migrante non è avvenuta in un mese o due, non avverrà neppure in sei mesi. In più, i Cie sono una polveriera perché mescolano migranti che non hanno commesso alcun reato ad ex detenuti stranieri non ancora identificati, ma talvolta autori di reati odiosi, che restano lì diversi mesi in attesa dell’espulsione e spesso alimentano ad arte le tensioni. Vanno separati dai migranti perbene e rispediti rapidamente nei propri Paesi.Una norma del decreto svuotacarceri, appena varato dal Guardasigilli Cancellieri, impone l’identificazione in carcere dei detenuti stranieri.A mio parere, in sede di conversione in legge del decreto, governo e Parlamento potrebbero ampliare e integrare quella norma, evitando che i Cie siano luoghi di ulteriore "detenzione". In parallelo, bisognerà irrobustire il ruolo dei Cara, i centri per l’accoglienza di chi ha chiesto lo status di rifugiato: attualmente, sono 13 e ospitano 10.400 migranti. Anche lì, ogni regione dovrebbe avere un Cara che faccia da hub, per velocizzare i tempi delle Commissioni che vagliano le richieste per lo status di rifugiato: chi fugge da guerre, rivoluzioni o carestie deve ottenerlo rapidamente ed essere affidato alle comunità dello Sprar, che il ministro Alfano ha ampliato da 3mila a 16mila posti. C’è infine una questione più europea...Quale?La vicenda dei 17 superstiti di Lampedusa, che avrebbero diritto all’asilo ma non dichiarano le generalità perché in base alla Convenzione di Dublino dovrebbero restare nel Paese Ue d’arrivo, l’Italia, mentre i parenti li attendono altrove, indica come quelle regole siano ormai inattuali e vadano cambiate. A Bruxelles non possono ignorarlo...
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