sabato 15 marzo 2014
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Per entrare in Europa da protagonista Matteo Renzi deve «avere le idee chiare, non solo per l’Italia, ma per un’Europa che deve cambiare. Renzi non deve battere i pugni sul tavolo, ma pensa­re quali devono essere le priorità delle politiche eu­ropee. L’Italia può essere protagonista di questo cam­biamento perché inizia il suo semestre in coincidenza con l’elezione del nuovo Parlamento e della nuova commissione». Roberta Angelilli, Ncd, vicepresiden­te del Parlamento europeo, aspetta con ottimismo l’esordio del premier sulla scena internazionale, al­la vigilia dell’incontro di lunedì con la Merkel. Pensa che sia arrivato il momento di rivedere i pa­rametri che impediscono la ripresa? Il punto non sono i parametri. Non si tratta di dire che non vogliamo rispettare le regole, ma di capire che accordi fare per prevedere misure di premialità rispetto a una nazione che si impegna su tutte le rifor­me, e poi le porta a termine. E questo non solo per l’Italia. C’è un’ambizione superiore: di utilizzare il se­mestre per aprire a un nuovo disegno europeo. Bi­sogna rendere il patto di stabilità più equo a fronte di investimenti produttivi per tutti gli Stati membri. Che impatto ha avuto l’arrivo di Renzi in Europa? C’è la percezione che l’Italia con questo nuovo go- verno ha voglia di reagire, di cambiare passo. C’è un governo, con a capo un presidente giovane e con un approccio diverso. L’Italia è pronta a fare le riforme, a risanare i conti pubblici e a rispet­tare le regole, però vuole delle risposte dall’Eu­ropa. Ma che margini di trattativa ha Renzi? L’austerity fine a se stessa porta solo recessione. In cambio Renzi presenta un’agenda con date certe e fitta di riforme: lavoro, giustizia, tasse, bu­rocrazia. La commissione deve avere un atteg­giamento ragionevole di flessibilità. Per fare le riforme abbiamo bisogno di risorse, che non pos­siamo impiegare solo per ripianare il debito... Prima di Renzi lo hanno detto anche Monti e Letta. Che cambia ora? L’approccio di basso profilo e il tentativo di tro­vare il punto di equilibrio non sono serviti. Ren­zi deve farsi portavoce di un’intera nazione che si vuole rialzare. La Merkel rappresenta tutta la nazione con la sua larga coalizione. Il governo deve fare squadra, ma tutto il Paese deve seguir­lo. Da noi ci sono i sindacati che sono contro, le associazioni di categoria contro, i giornali con­tro. Il tutti contro tutti frena qualunque governo. Il decisionismo di Renzi allora potrebbe pagare. E in questo momento la velocità è tutto.
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