venerdì 22 maggio 2020
“Possiamo permetterci di aggiungere livelli di libertà e vedere l’impatto che avranno”, ma "non possiamo allentare le misure di comportamento individuale”
Roma, con la mascherina ai piedi del Campidoglio

Roma, con la mascherina ai piedi del Campidoglio - Pino Ciociola

COMMENTA E CONDIVIDI

Due a uno per noi, ma siamo all’inizio del secondo tempo. Oggi “abbiamo dati buoni in tutto il Paese, anche con differenze di circolazione”, domani “è possibile che si verifichino ricrescite in singole parti delle Regioni man mano che andremo a garantire ampi gradi di libertà”. Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di Sanità, fa il punto settimanale della situazione, fra ottimismo, realismo e una partita che bisogna ancora (ben) giocare, non ci si può slacciare le scarpe, uscire dal campo e andare a festeggiare il risultato.

Il bilancio. ”Le nostre misure hanno funzionato, la curva ci dice che in tutte le regioni hanno funzionato, sia dove il virus ha circolato di più sia dove ha circolato di meno e dove oggi si hanno casi molto limitati”. Poi l’inevitabile mantra, tanto perché la realtà resti chiara a tutti: “Però il virus ancora circola. Anche se in calo, circola e non possiamo permetterci di allentare le misure di comportamento individuale". La tendenza procede come sappiamo da qualche settimana, “non ci sono innovazioni, si mostra chiaramente in calo” e i dati continuano a tratteggiare “lo stesso tipo di profilo di persone colpite da Covid-19”, cioè “anziane, prevalentemente donne".

Il futuro prossimo. "Non si può escludere - va avanti Brusaferro - che si sia un incremento dei nuovi casi nelle prossime settimane e una nuova crescita della curva epidemica in alcune Regioni o aree, ma l’importante è che abbiamo gli strumenti per andare ad intercettarli". In ogni caso, a oggi "i dati ci danno la garanzia della capacità delle Regioni d’intervenire". E il monitoraggio “ci aiuta a capire cosa succede”.

La prossima settimana. I momenti decisivi arrivano fra qualche giorno: “Dalla prossima settimana avremo dati che ci consentiranno di capire meglio come sta evolvendo la situazione. E se “si avranno curve in qualche situazione in aumento, che appunto è scenario possibile, il sistema sarà capace di agire".

Gli (eventuali) interventi. Proprio l’Iss qualche tempo fa aveva usato per la prima volta la definizione “lockdown chirurgici” e la strada, dovesse servire, sarà quella: ”Nei giorni scorsi - continua il presidente Iss - parlavamo di piccole zone rosse ancora in Italia”. La capacità del Servizio sanitario nazionale di intercettare possibili focolai “vuol dire che riesce ad agire precocemente e a mettere in atto misure chirurgiche di controllo”. Fra l’altro, “tanto più andremo verso un numero di casi limitato, tanto più la loro segnalazione diventerà sensibile per intercettare precocemente scostamenti” ed “è veramente un bene". Intanto “possiamo permetterci di aggiungere livelli di libertà e di vedere l’impatto che avranno” - dice chiaro Brusaferro - però "non possiamo permetterci di allentare le misure di comportamento individuale”.

La Lombardia. L’analisi dei dati mostra "un netto trend in calo in Lombardia, sebbene sia la Regione più colpita - annota Brusaferro -. E questo è un segnale positivo". Al di là delle oscillazioni quotidiane in più o in meno, basta andare a riguardarsi i numeri: I positivi in Lombardia oggi sono 26.715, il 15 maggio erano 27.746, il 10 maggio 30.190, il 1 maggio 36.473. Sarebbe a dire quasi 10mila in meno (9.758) in tre settimane.

L'indice di trasmissibilità. L’R-0, dappertutto sotto “1” tranne che in Valle d’Aosta, “è in andamento oscillante nel Paese, è normale” e “segnalarlo non vuol dire assolutamente fare pagelle”. Il presidente Iss fa due esempi: “I casi di Umbria e Molise, che partendo praticamente da zero hanno visto l’indice salire per alcuni focolai, lo dimostra: oggi quel dato è rientrato".

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: