lunedì 18 gennaio 2010
L’operazione della Digos è il proseguimento di quella che ha portato in carcere quattro persone nello scorso giugno. I fermati a Milano, sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al terrorismo e banda armata. Trovato un manuale che forniva istruzioni ai militanti su come muoversi su Internet per evitare di venire intercettati.
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Volevano ritornare alle origini, alla fase costitutiva delle Brigate Rosse, rilanciare la lotta armata mediante attentati con una prospettiva antimperialista, mutuando il modello organizzativo della guerriglia urbana. Sono questi alcuni dei caposaldi del programma del gruppo terroristico-eversivo "Per il comunismo Brigate Rosse", che con gli arresti di Manolo Morlacchi, figlio di uno dei fondatori delle Br, e Costantino Virgilio, ha ricevuto una nuova spallata. Gli arresti sono stati eseguiti dagli uomini dell’antiterrorismo a Milano, dove i due presunti brigatisti vivevano. L’operazione dà una nuova svolta all’inchiesta coordinata dalla magistratura romana e condotta dagli uomini della Digos della capitale, in collaborazione con i loro colleghi milanesi, di Genova, di La Spezia e Cagliari che lo scorso giugno aveva portato in carcere cinque persone, tra cui Luigi Fallico, Bruno Bellomonte e Riccardo Massimo Porcile, al sequestro di parecchie armi e documentazione per comprovare che il gruppo mirava a proseguire e perseguire il «programma criminoso» delle Brigate Rosse, «rilanciato» dal Partito Comunista Combattente, guidato da Mario Galesi e Nadia Lioce, «ricalibrandolo» ai cambiamenti storici, politici ed economici.Morlacchi, 39 anni, e Virgilio, 34, entrambi dipendenti di un’agenzia di gestione archivi e già sotto inchiesta a Milano, sono stati arrestati all’alba nelle rispettive abitazioni di via Gola e viale Umbria. Le accuse sono associazione per delinquere finaluizzata al terrorismo e partecipazione a banda armata. In più a uno dei due è stato sequestrato anche un computer. Materiale che verrà esaminato e che potrebbe fornire nuove’prove da aggiungere a quelle raccolte dagli investigatori durante le perquisizioni della scorsa estate. Allora a Virgilio, tra l’altro, venne trovata una sorta di miniera: programmi di criptazione "Pgp" e "S-Tools" direttamente installati sul suo computer, un Toshiba, nonchè un cd-rom contenente un documento intitolato «Brevi note per usare l’informatica». «Si tratta - come riporta l’ordinanza del gip - di una sorta di guida sull’utilizzo» di alcuni «programmi di cifratura» installati sul pc. Un manuale incentrato «sulla necessità - riporta il giudice - di stabilire un codice di condotta comune, relativamente alle comunicazioni informatiche tra i militanti rivoluzionari ai quali il documento è destinato, nell’ottica di sottrarsi a eventuali iniziative degli apparati repressivi».Infatti, nelle premessa al documento si legge: «Quelle che seguono non sono le istruzioni che scriverebbe un esperto. Sono una specie di codice di condotta che consigliamo ai militanti rivoluzionari assemblato con alcune istruzioni schematiche per l’uso di alcune procedure. Come tutti i codici di condotta devono essere applicate con la creatività che deve contraddistinguere i rivoluzionari». E ancora, nel fornire «qualche istruzione per non farsi tracciare in rete», sono le parole delle Brevi note, oltre a indicare le «tecniche da impiegare», si fa presente: «Quando vi collegate a internet è come se giraste nudi in un palazzo di vetro. Occorre essere attenti». Dunque «usate word il meno possibile», perchè rende identificabili e «fatevi furbi».Il gip, che ha respinto la richiesta di arresto di altre due persone, nella sua ordinanza, oltre a fare una riscostruzione dell’iter delle indagini, ha riportato molte intercettazioni telefoniche che testimoniano i contatti, già dal 2007, tra i cosiddetti milanesi, Morlacchi e Virgilio, e gli arrestati a giugno.
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