mercoledì 2 aprile 2014
​Lo ha annunciato il commissario degli Spedali civili, Ezio Belleri, in audizione in Senato.
Stamina, tutta la verità
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Il nuovo colpo di scena nella vicenda Stamina è arrivato mercoledì, nel giorno dell’audizione in Commissione Sanità del Senato del commissario straordinario degli Spedali Civili di Brescia Ezio Belleri. Che, prima di iniziare la sua ricostruzione, ha annunciato la decisione dei clinici della struttura sanitaria di interrompere la loro collaborazione per la somministrazione del trattamento con il metodo di Davide Vannoni. Stop, dunque, alle infusioni sui 36 pazienti già ammessi a Stamina. E stop alle speranze degli altri 147 in lista d’attesa, almeno fino a quando – hanno spiegato i medici allo stesso Belleri in una lettera – il nuovo Comitato scientifico nominato dal ministero della Salute non si sarà pronunciato sulla questione.La decisione dell’ospedale ha sollevato una vera e propria rivolta tra le famiglie dei pazienti: «È una vergogna rifiutare l’unica speranza di cura ai nostri figli», hanno detto i genitori delle piccole Celeste e Sofia, tra i volti più spesso comparsi sui media nella ormai lunga battaglia di Stamina contro tutto e tutti. Parole a cui hanno fatto eco quelle di Davide Vannoni e del suo braccio destro, Marino Andolina, che hanno accusato i medici di Brescia di «uccidere i nostri bambini » e di violare la legge, visto che «ad autorizzare quei pazienti alle cure sono stati ordini perentori di giudici e tribunali».E qui si ritorna al solito, pasticciato punto. Perché proprio adeguandosi a sentenze l’ospedale di Brescia ha continuato a permettere le infusioni di Stamina nei suoi laboratori, come lo stesso commissario Belleri ha spiegato ieri in Senato: «La nostra collaborazione con Vannoni è venuta meno nel giugno del 2012. Da allora stiamo agendo per decisione dei giudici». Già, i giudici, gli stessi innanzi ai quali l’ospedale s’è dovuto presentare coi suoi legali per centinaia e centinaia di volte (precisamente 519), chiamato in causa dai pazienti che facevano ricorso per essere ammessi a quella lista d’attesa infinita: «Un impegno che in termini di costi – ha puntualizzato Belleri – ci è costato già 929mila euro». A cui si sono aggiunti i 249mila per il personale di laboratorio, i 201mila euro per l’attività di infusione, i 44mila per il carotaggio. Spese incredibili se si pensa che a sostenerle è stata una struttura pubblica.«Com’è stato possibile – ha rilevato allora la senatrice a vita e scienziata Elena Cattaneo, rivolgendosi a Belleri con tono critico – che a un ente privato che non è nemmeno una onlus, fondato da un professore di lettere, sia stato dato in utilizzo parte di un laboratorio pubblico per consentire la manipolazione segreta di materiale biologico da inoculare ai pazienti?». Una domanda che si sarebbe potuta avanzare anche al ministro della Salute Lorenzin o al direttore al presidente dell’Aifa, già sentiti in Senato. Visto che non solo un ospedale (specie se pubblico) può essere responsabile di simili – li ha definiti sempre la Cattaneo – «ciclopici deragliamenti». Il commissario Belleri ha risposto tornando su un altro punto noto della vicenda, quello del ruolo dell’Aifa: «Ho rilevato il convincimento in azienda che il sostanziale “nulla osta” dell’Agenzia abbia ingenerato un affidamento sulla regolarità del percorso, perché le autorità centrali non avevano avanzato riserve». Come dire, la colpa non è stata solo nostra. Ma al di là di pasticci e responsabilità, che forse mai saranno accertati del tutto, resta la sofferenza delle famiglie e dei loro malati. Che restano le vere vittime della vergogna Stamina.
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