mercoledì 20 aprile 2016
​Il paese di Reggio Emilia, famoso per Peppone e don Camillo, è stato commissariato su richiesta del prefetto in seguito alle inchieste sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in alcuni appalti. Parlano il parroco e l'ex sindaco Pd.
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​ll Comune di Brescello (Reggio Emilia), il paese famoso per essere teatro delle avventure letterarie e cinematografiche di Peppone e Don Camillo, è stato sciolto per mafia. La decisione è stata presa dal Consiglio dei ministri e fa fa esultare insieme Lega e M5s; entrambi i partiti si considerano infatti i promotori della richiesta di commissariamento. L’amministrazione comunale era finita nei guai a gennaio del 2015, quando dalle carte dell’inchiesta Aemilia (è in corso il processo che vede alla sbarra complessivamente oltre 230 imputati) erano affiorati gli interessi della cosca dei Grande Aracri nel settore degli appalti pubblici e delle immobiliari riferibili a diversi Comuni, tra cui proprio Brescello, guidato dal sindaco Marcello Coffrini,  sostenuto dalla lista civica per Coffrini e dal Pd, partito che poi lo aveva invitato a dimettersi.  Da qui la decisione della Prefettura di inviare degli specialisti per passare a setaccio il lavoro del Comune. Alcuni mesi dopo è arrivata la proposta di scioglimento avanzata dal prefetto Raffaele Ruberto al ministro dell’Interno Angelino Alfano. Per la prefettura di Reggio Emilia nessun dubbio: esiste “il concreto pericolo che l’attività del Comune sia stata e sia tutt’ora condizionata da infiltrazioni mafiose”. Esulta la Lega Nord in Regione Emilia-Romagna secondo cui "lo scioglimento per mafia è una vittoria di Ln che da anni sta conducendo una battaglia per la legalità". "Ora aria pulita a Brescello, siamo pronti a collaborare col commissario, come già fatto con la commissione prefettizia", scrive l'attivista antimafia del Carroccio, Catia Silva, consigliera comunale di Brescello.  "È finita come doveva finire ed il Movimento 5 Stelle si auspicava e chiedeva da tempo. È una vittoria della legalità. Il Comune di Brescello (Reggio Emilia) , il paese di Peppone e Don Camillo è stato sciolto per mafia come proponeva il Prefetto di Reggio Emilia. Le responsabilità politiche di chi ha portato a questa situazione dovranno essere indagate fino a fondo", ha detto a sua volta la parlamentare M5S di Reggio Emilia Maria Edera Spadoni. "Su Brescello i parlamentari del M5s mentono, perché sanno che in Comune la maggioranza dei consiglieri non era del Pd ma della lista civica per Coffrini. La spina (da staccare) non l'aveva in mano il Pd". Replica su Twitter il senatore del Pd Stefano Vaccari, componente della Commissione Antimafia ed eletto in Emilia Romagna, rispondendo al M5s. La replica di don Camillo e Peppone: non è un paese mafioso Brescello non è mafiosa. Don Evandro Gherardi e Marcello Coffrini, parroco ed ex sindaco del paese, idealmente gli eredi dei protagonisti creati da Giovanni Guareschi, sono concordi: lo scioglimento del Comune deciso dal Consiglio dei ministri non fotografa la realtà del mondo piccolo sulle rive del Po. "Non siamo sotto scacco della 'Ndrangheta. Qui i mafiosi ci sono, vanno combattuti e respinti. Ma dire che il paese e gli amministratori comunali sono conniventi con la mafia è una cosa non corretta", dice don Gherardi, che da quattro anni guida la parrocchia di Santa Maria Nascente, la chiesa dove è ospitato il crocifisso che parlava con don Camillo nei film con Fernandel e Gino Cervi. Il sacerdote, che negli scorsi mesi aveva preso posizione difendendo il sindaco al centro delle polemiche, è convinto: "Purtroppo paghiamo la nostra notorietà". La gente, il suo gregge, "è avvilita, si sente messa sotto accusa in maniera non giusta". Il paese "è distrutto. Rialzarsi e vedere il futuro sarà difficile". Lo scioglimento "è una decisione che rispettiamo, come comunità, ma che non condividiamo". Don Evandro garantisce per le persone, dice di conoscere gli industriali, i commercianti, gli artigiani e le famiglie: "Non ho elementi per dire che ci sono state intimidazioni, che qualcuno paghi il 'pizzò o quant'altro". E gli amministratori "hanno sempre agito per il bene comune, non per favorire qualcuno". Se il successore di don Camillo è amareggiato, l'uomo che ha rivestito fino al 30 gennaio il ruolo che fu di Giuseppe 'Peppone' Bottazzi, non è sorpreso, ma dispiaciuto: "La mia prima reazione è di grande dispiacere anche se mi aspettavo questo esito perché è da un pò che ho questo sentore", commenta Coffrini, prima sostenuto dal Pd e poi dimessosi, anche a richiesta del partito, dopo le polemiche seguite a una vecchia intervista in cui aveva definito il condannato per mafia Francesco Grande Aracri come persona "molto gentile e tranquilla". Il Comune da allora è commissariato, ora lo sarà per altri 12 o 18 mesi. "Voglio capire quello che è successo e per questo leggerò tutti gli atti: mi riservo di fare le valutazioni giuridiche e impugnarli nelle sedi opportune. Ma - sottolinea - questa non è una sfida alle istituzioni".
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