martedì 24 ottobre 2017
Dopo quello sull'area mediterranea, nuovo rapporto di BirdLife International. Sei gli stati che ospitano 20 aree di caccia illegale: Armenia, Azerbaijan Bulgaria, Georgia, ma anche Germania e Olanda
Due milioni gli uccelli abbattuti nel Caucaso e nel Centro e Nord Europa
COMMENTA E CONDIVIDI

Fino a due milioni di uccelli acquatici e passeriformi, ma anche molte specie di rapaci, sono vittime della caccia illegale in 28 paesi del Caucaso e del centro-nord Europa. Sono le stime del nuovo rapporto The Killing 2.0, A View to a Kill, presentato oggi da BirdLife International, rete mondiale di associazioni per la difesa della natura e degli uccelli, e rilanciato in Italia dalla Lipu (Lega italiana protezione uccelli). Il rapporto The Killing 2.0 integra il precedente del 2015 sull'area mediterranea. Il prossimo dossier, atteso per il 2018, focalizzerà l'attenzione sui paesi del Golfo persico e della Penisola Arabica.

Nel Caucaso e nel centro-nord Europa sono dunque sei i Paesi che ospitano le venti peggiori aree per la caccia di frodo, ossia Armenia, Azerbaijan, Bulgaria, Georgia, ma anche Germania e Olanda. Ciò nonostante il fatto che tutti i 28 Paesi
dove sono stati raccolti i dati siano vincolati al rispetto della Convenzione di Berna sulla conservazione delle specie e degli habitat, e ben 19 di essi siano anche membri dell’Unione europea, e dunque vincolati al rispetto delle direttive comunitarie “Habitat“ e “Uccelli“.

Mentre nel Caucaso e nel centro Europa gli uccelli vengono uccisi per sport e per divertimento, nel Nord Europa la principale motivazione è il pest control, letteralmente il controllo dei parassiti, ovvero l’uccisione di tutte le specie che causerebbero “danni“ alla pesca e all’agricoltura. Di fatto operazioni i cui possono finire uccisi accidentalmente anche rapaci e passeriformi. Oltre agli uccelli acquatici e i passeriformi, i rapaci sono infatti il gruppo più colpito dal fenomeno, ben 51 specie su 52.

A livello di singoli Paesi, sono particolarmente gravi i dati provenienti dall’Azerbaijan, dove si stima vengano uccisi ogni
anno tra i 160mila
e i 900mila uccelli acquatici. Proprio in questo Paese ci sono ben 6 delle 20 zone a maggior presenza di illegal
killing
, tutte incluse
nell’area del Gizilagach Bays, nel sud-est del paese, dove il numero di uccelli selvatici uccisi raggiunge il 18% del totale dell’intera regione.

“Gli uccelli fanno parte del patrimonio comune, che va preservato e trasmesso alle generazioni successive – afferma Patricia
Zurita, direttore generale di BirdLife International
– ma i dati del nostro report evidenziano quanto malamente lo stiamo facendo e quanto spazio ci sia per migliorare la situazione. I dati sconvolgenti che emergono da Killing 2.0, che segue il precedente realizzato due anni fa, The Killing, sulla caccia illegale nel Mediterraneo – conclude Zurita - ci spingono a cercare di porre fine all’illegal killing in Europa, nel Caucaso e nel resto delle rotte migratorie degli uccelli“.

Il primo dossier di BirdLife Internationa nel 2015 sui paesi che si affacciano sul Mediterraneo - The Killing - aveva infatti documentato scientificamente dimensioni ancora più impressionanti del bracconaggio tra Europa meridionale, nord Africa e Medio Oriente, dove ogni anno vengono massacrati più di 25 milioni di uccelli selvatici. A colpi di fucile, con le trappole, con le reti e con la colla. Tra le aree più calde della caccia illegale erano state identificate a Cipro nella zona di Famagosta, nell'area di Menbej-Tishreen Dam in Siria and nella regione di El Manzala in Egitto. Solo in ognuna di queste zone vengono abbattuti oltre mezzo milione di volatili all'anno. Danneggiare gravemente le specie migratorie significa danneggiare il patrimonio faunistico e la biodiversità di altri paesi e di interi continenti.


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: