mercoledì 6 aprile 2016
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Dormono in vecchi casolari fatiscenti, senza acqua corrente né elettricità o su un materasso nella tendopoli di San Ferdinando. Si ammalano a causa delle pessime condizioni igieniche in cui sono costretti a vivere e per le dure condizioni di lavoro. Vengono pagati in media 25 euro al giorno per otto ore di lavoro. Ma non c’è la certezza di portare a casa la paga giornaliera perché nella Piana di Gioia Tauro regnano incontrastati lavoro nero e caporalato. «Nonostante l’aumento dei controlli nelle aziende indetto da prefettura e ispettorato del Lavoro, sono infatti rimaste disastrose le condizioni di vita e di lavoro dei braccianti stranieri». La denuncia arriva dal Medu (Medici per i diritti umani), che traccia un bilancio drammatico delle condizioni di vita e di lavoro cui sono sottoposti i braccianti stranieri impegnati nella raccolta degli agrumi. I dati sono stati raccolti tra metà novembre 2015 e marzo 2016, periodo in cui la clinica mobile dell’associazione presta assistenza sanitaria ai lavoratori stranieri stagionali. Sono giovani (29 anni l’età media), quasi tutti hanno il permesso di soggiorno e in larga parte sono arrivati in Italia durante le recenti ondate di sbarchi: «Più della metà dei pazienti è giunta in Italia negli ultimi due anni e vive una condizione di estrema vulnerabilità - si legge nella nota del Medu - determinata spesso dalla totale mancanza di informazioni e orientamento socio-legale nonché dall’impossibilità di leggere e scrivere». Il 42% dei pazienti ha dichiarato di essere analfabeta. Nonostante l’aumento dei controlli da parte di Prefettura e ispettorato del lavoro, l’86% dei braccianti non ha un contratto di lavoro. La maggior parte dei lavoratori è, infatti, retribuita a giornata o a cassetta (1 euro per le cassette di mandarini e 0,5 per le arance) in media 25 euro al giorno per 8 ore di lavoro ed è reclutata attraverso la 'piazza' (47%) - cioè l’attesa dei datori di lavoro o dei caporali nelle piazze e nei principali snodi stradali della Piana - o ricorso diretto al caporale (17%). In tale caso, il lavoratore dovrà farsi carico del costo del trasporto che varia dai 3 ai 5 euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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