lunedì 13 agosto 2018
Qui i braccianti hanno trovato un lavoro doppiamente pulito, da punto di vista etico ma anche dell'ambiente. Però c'è chi non lo tollera e si vendica cercando di mettere in ginocchio l'impresa
L'azienda vuole lavorare bene e in regola: le rubano trattori e strumenti
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Venerdì 10 agosto avevano pubblicato su facebook un filmato contro il caporalato e il lavoro nero. Protagonisti braccianti foggiani. Domenica notte hanno subito il furto di quattro trattori e di altre attrezzature con un danno gravissimo di più di 500mila euro. Vittima la Fattoria Di Vaira, azienda agricola biologica e biodinamica di Petacciano in Molise, tra le più importanti del centrosud, collegata al circuito NaturaSì.

Non solo una coincidenza. Ricordiamo che sicuramente parte dei 16 braccianti migranti morti nei due incidenti nel Foggiano lavoravano per un'azienda agricola molisana sulla quale la Procura di Larino sta indagando per caporalato e sfruttamento del lavoro. C'è infatti una tratta di lavoratori immigrati tra i ghetti pugliesi e il Molise. Ma ci sono anche braccianti foggiani che nelle aziende molisane hanno trovato un lavoro doppiamente pulito, perché attento all'ambiente e all'etica del lavoro.

Lo hanno testimoniato nel filmato che in meno di due giorni ha avuto più di 20mila visualizzazioni. Fanno oltre 100 km al giorno per recarsi al lavoro presso la Di Vaira, e lo fanno in tutta sicurezza, retribuiti dignitosamente e regolarmente, con contributi, ferie pagate e rimborso del viaggio. Soddisfatti del lavoro che confrontano con lo sfruttamento dei braccianti immigrati, a 2-2,5 euro l'ora. "Qui - dicono nel filmato - abbiamo tutti i diritti. Le persone sono tutte garantite e hanno una dignità. È giusta manodopera. Se tutte le aziende facessero così non ci sarebbe tanto lavoro nero".

Una testimonianza che evidentemente ha disturbato. Ora il furto, in piena campagna di raccolta dei pomodori, rischia di compromettere seriamente il futuro dell'azienda e il lavoro dei braccianti. "Oggi - sottolineano il responsabili dell'azienda - è un'impresa ciclopica fare una sana agricoltura, che produca prodotti sani, che non inquini la terra, l’acqua e l’aria, che combatta i cambiamenti climatici con un bilancio positivo del carbonio sottratto all’atmosfera e che paghi dignitosamente le persone. Un impresa che diventa quasi impossibile se minata da atti criminali e meschini come quello di cui la Di Vaira è stata vittima".

Per questo ora lanciano un appello. "Senza questi mezzi e materiali non possiamo lavorare e continuare a fare un'agricoltura sana sotto tutti i punti di vista". Chi vuole aiutarli e con loro sostenere un agricoltura davvero pulita può andare sul loro sito www.fattoriadivaira.it e vedere le modalità di sostegno.


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